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23 mar 2013

FIABA DELLA MUSICA

Balthasar Kłossowski de Rola - Balthus - THE GUITAR LESSON 



La corrente del fiume racconta fiabe meravigliose.
La meraviglia è il dono delle acque correnti, delle correnti che tirano il mondo, tengono unite le rive, evitano che il mondo si spacchi lungo la ferita scavata dalle acque che fuggono veloci o che si dondolano indolenti.
La corrente del fiume è ipnosi e perdizione.
E' l'armonia del tempo che scorre.
Lo sguardo fisso sulle acque che vanno, padrone di sè, verso un altrove meraviglioso e imprendibile, non sottrae energia a quelle acque, anzi, è, da quelle, fatto più vivo e forte, più potente e consapevole.
E' attraverso quello sguardo che si odono le storie raccontate dalla corrente del fiume.
Questa che ora vi racconto è quella che oggi ho udito lungo le rive del fiume gonfio di un vigore profondo.
La corrente del fiume, oggi, era forte come le leggi della natura.
Era  potente, come una magica melodia musicale.
E questa è la storia che ho sentito raccontare.









La musica è come una magia, come quelle magie leggere che ai tempi di mia madre le donne di campagna sapevano manipolare per cercare di mettere ai propri comandi la natura, imbelle e prepotente, che, invece, a quei tempi, decideva dei destini degli uomini e delle donne.
La magia dell'olio e dell'acqua, dell'equilibrio degli elementi avversi.
La magia delle formule, delle invocazioni, della sconfitta del malocchio...
Erano magie benigne, poteri che le donne-streghe sapevano infondere al mondo, forti di quel potere che alberga nel loro ventre, in quei corpo pieni di mistero e di armonie segrete.
La musica è una vibrazione sotterranea che scuote il corpo rigido dell'uomo come una magia e di là, da dentro, riesce a scuotere le rigide regole della natura.
La musica entra da quelle porte che non posso chiudere, entra, trionfante, e mette sconquasso nell'ordine ben costituito che cerco di tenere dentro di me.
La magia della fattucchiera può fare lo stesso.
Anche la magia dell'amante può fare lo stesso.
Le note, le melodie, i ritmi, le armonie scatenano reazioni chimiche che in uno studio di analisi si potrebbero misurare con le scale della scienza.
Sono reazioni, tuttavia, quelle che la musica sa provocare, che portano il corpo in una dimensione diversa da quella che chiamiamo "normalità".
La musica segue delle scale che chiamiamo armoniche: lungo quelle scale sale la percezione dei sensi, s'accelera il respiro, sale il battito cardiaco, si scatena la produzione ormonale, la pelle si fa più sensibile, il mondo si mette a vibrare, si scompone in note e accordi e quella parte di noi che risponde alle regole della magia primordiale prende il sopravvento sull'ordine quotidiano della normalità.
La maga esegue i suoi incantesimi nello stesso modo.
Interrogando il nostro intimo più profondo, mette in moto le energie nascoste che albergano nelle sale d'armi del nostro subconscio.
Le onde che possiamo irradiare in quei momenti sono in grado di sconfiggere le regole a cui deve normalmente sottostare la materia, la natura, le regole della fisica e degli equilibri astrali e cosmici.
Anche l'amante può scatenare forze che normalmente vivono nascoste nel fondo del corpo di un uomo.
La chimica può diventare un'arma con cui combattere le infinite battaglie dell'eros.
La chimica degli elementi ancestrali.
La chimica che tutti i giorni tiene in ordine esseri socialmente morigerati ed obbedienti alle regole borghesi più perbeniste si scatena quando l'amante scatena le sue forze su un uomo.
E' una magia che soggioca e domina.
Come quella della megera.
Come quella della musica.
Le streghe venivano arse sul fuoco perchè il fuoco era considerato dagli ingenui un agente purificatore.
Come se si potesse mettere al rogo la magia, o l'ardore degli amanti, o la scia invisibile della melodia musicale.
Le povere donne assassinate così crudelmente erano le innocenti vittime di un inutile sacrificio.
Anche gli eretici venivano considerati al pari delle streghe.
Perchè forse la religione era una forma di di pazzia.
E la magia cos'altro è se non una forma, leggera per lo più, ma non sempre, di pazzia?
E la musica?
Non è forse pazzia anch'essa?
Pazzia sottomessa alle regole del teoria musicale.
Scale armoniche e filosofia.
La pazzia sottomessa alle regole della matematica e della filosofia.
Così, le formule dei sabba, delle messe  nere, dei riti di tutte le stregonerie, venivano sottomesse alle rigide regole della conoscenza misterica, della gnosi, dell'iniziazione.
Allo stesso modo il dominio dell'amante sull'amato è soggetto alle regole della passione, dell'eros, del dominio.
Ma musica è una forma di erotismo sublime.
Una magia che è fatta di amore e di dominio.
Passione e melodia.
Vibrazione e assonanza.
Profondità cosmiche ed insondabili abissi.
Qualcosa accomuna queste tre facce della stessa dea che domina volubile nel nostro animo.
Ogni uomo, ognuno di noi, ogni essere umano, ogni maschio ed ogni femmina, ogni corpo sa che c'è un limite oltre il quale non c'è più ritorno, al di là del quale il controllo di sè diventa impossibile.
La magia segna quel limite non modo più ingenuo, come una sentinella dotata di un'arma potente ma primordiale e poco efficace.
Il desiderio è l'arma molto più sofisticata ed efficace che l'amante sa usare per ridurre in suo dominio l'amato, arma che sconfigge il tempo e le distanze ed ogni convenzione sociale, ogni regola religiosa, ogni posizione civile.
L'armonia musicale è la sublimazione totale, il delirio assoluto, l'invisibile ponte attraverso il quale un uomo, l'autore, può prendere possesso di un suo simile.
E' per questo che le truppe più sanguinarie marciano al suono di ritmi e suoni che annichiliscono ogni coscienza.
E' per la stessa ragione che il ricordo che un brano musicale porta alla memoria di ciascun uomo resta vivo nella memoria come un momento sospeso nel tempo.
E' ancora per ciò stesso che la musica accompagna il corteo di un condannato a morte e la morte di ogni vecchio anno e la rinascita alla vita ogni nuovo anno.
La morte e la rinascita sono in balìa della musica.
Neanche la magia nera riesce a vincere il duello contro la vita e la morte.
E neanche l'ardore dell'amante più appassionato può sconfiggere in duello la morte, che se, sfidata, resta alfine, sempre vittoriosa.

11 dic 2012

PILLOLE D'AUTOBIOGRAFIA - 1

ANNABELLA ROSSI:  LAVORAZIONE DEL TABACCO - SALENTO. 1959
PHOTO GALLERY LIGUORI EDITORE
http://www.liguori.it/foto/gallery/default.asp?isbn=3551

Sono nato a San Donato di Lecce.
Sono nato dalla terra del Salento.
Terra di olivi, grano, uva e tabacco.
Ho nel naso alcuni profumi di quella terra.
Soprattutto quello del tabacco.
Odore penetrante.
Profumo? Non so. 
Penetrato, di certo, nella mia memoria psicosensoriale.
Ho frequentato poco quella terra, più che altro da ospite, nella casa ai confini del paese, vicino alle campagne, piatte e bruciate dal sole d'estate, che è quello che ricordo.
Il freddo dell'inverno, che pure devo aver conosciuto, non lo ricordo, non ha lasciato tracce nella mia memoria.

Ricostruisco pezzetti di esistenza, di quella più remota.
Ma non faccio sul serio, non faccio altro che giocare.
Ho scoperto una fonte meravigliosamente simpatica, la storia degli anni vista dalla musica...
Ma quella storia è anche, almeno in parte lo è, la mia storia.
E la mia storia è anche la storia di tanti... 



Un pizzico di storia, quindi.
E quindi, anche un poco di storia personale.
Così, tanto per divertimento.
Io sono nato nel 1959.
Metti la musica sul piatto...
Un pò di sugo, una spolverata di formaggio...
Ed ecco qua.
Ovviamente non posso ricordare direttamente nessuna di quelle canzoni.
Ma qualcuna, anzi, più di qualcuna, è così famosa da far parte della storia musicale, da allora. 
La storia musicale mia, la storia musicale di tutti.



Salto e vado un poco avanti...
Come accadeva sui piatti dei giradischi di quegli anni...
Se faccio caso a queste canzoni, alle canzoni di questo 1965, alla memoria ... postuma che me ne resta, devo dire che questa musica è stata straordinaria.
Io avevo appena 6 anni.
Iniziavo le scuole elementari.
Immagino il mio papà e la mamma emozionatissimi, in quell'ottobre così lontano.
Ho l'immagine della scuola Nicola Sala, la nuova scuola elementare della città. Ci apriva le porte più o meno dopo Natale.
L'immagine deriva da successivi ricordi, certo, ma si accompagna a quella  delle prime mattine in cui la squadretta di tre o quattro compagnucci sui sei, sette, otto anni, percorrevano il viale, accompagnati dagli sguardi furtivamente protettivi di mamme preoccupate ed amorevoli.
Non le nostre, ma era lo stesso, appartenevamo a tutte le mamme del quartiere.
Le mamme ci lanciavano quegli sguardi, che noi non vedevamo, allora, da dietro le persiane socchiuse. 
Nessuno osò avvicinarci, mai.
Erano altri tempi.
C'era poca gente per le strade, al mattino, allora.
E al ritorno, compravamo le mentine sfuse in drogheria, o le stelle di pasta di pane ed i panini all'olio dalla signora Rosa, che, chissà, forse era la moglie del fornaio...







Un altro salto.
A dieci anni.
Facevo la quinta elementare.
Abitavo, più o meno, se ricordo bene, in un palazzo alto, di cinque piani, senza ascensore.
Frequentavo la parrocchia e cominciavo le prime passeggiate con gli amici, da soli, nelle strade della città.
Ci perdevamo, ogni tanto.
Spesso.
Ma era bello, perchè imparavamo a conoscere le avventure della vita ... o, almeno, questo ci sembravano quegli sperdimenti ...
Qualcuna di queste canzoni la ricordo bene.
Beh, ricordo... forse dovrei dire che sì, si è ... attaccata addosso come un'edera, ma un'edera odorosa, che profuma del tempo che va...
Oh, bada bene, nessuna nostalgia.
Un sacco di energia, un'eta molto strana, innocente e spensierata.
I primi pensieri scolastici, le prime lacrimucce d'amore infantile, qualche nota musicale orecchiabile, qualche canzoncina...





... il gioco continua un'altra volta (è un gioco divertente).