23 feb 2013

FIABA DELL'OMBRA E DEL DESTINO

photo by pierperrone


Un'ombra mi piomba addosso, all'improvviso.
Mi attraversa mi oltrepassa ma poi ritorna.
Torbida, m'offre il suo allettante corpo molle.
Raggio di luce nera nel terso cielo adamantino.

Spoglia mi porge, muta, un conturbante invito.
Tende il suo nudo seno  acerbo ed io, ebbro ...
                                                                      bevo.
Ma la sua dolce coppa è un calice di fiele atro.
Amara, la bocca assapora il suo bacio aspro.

Sul viso mi stende con la mano una carezza lieve.
Il suo morso avido mi strappa la lingua e il cuore.
La sua frusta mi sferza la schiena appena offerta.
E, straziato, cado. Invano ... un perdono imploro 
                                                                    e pietà.

Inaspettato assalto, alle spalle, d'un brivido freddo.
Lungo il viale dritto, distratta, scorre la vita, ignara.  
Non più solo, me ne vado, ora. La mia  mano stretta 
                                                                    nella sua mano.
Schiavo suo, ormai, docile seguo la ferina bestia nera.

Nel manto avvinto di nubi basse mi sbatte la tempesta.
Gravi radici m'incatenano i piedi, imprigionati e stanchi.
Un vento di lontana angoscia al cielo rapisce il sole.
Nella palude marcia sprofonda, ora, il cosmo vuoto.

Cieche creature si dimenano nel regno delle ombre.
Rapìte forme familiari. Simulacri d'umani meccanismi.
Riflessi  rubati agli specchi lasciati orfani, nella vita.
Ignaro, un destino d'ombre muove vuote macchine
                                                                       e robot. 

Per le strade dritte immote restano carcasse d'uomo.
Corpi di donne avvinte ad ombre discinte languono.
Immane la sofferenza smostra gli scomposti volti.
Spasmi d'agonia scuotono povere anime sole ...
                                                            inconsapevoli.

Il destino sopraggiunge improvviso, ombra cieca.
E volubile se ne va. Spossato e stanco ... sconfitto ...
                                                                   annoiato.
Stormo di neri corvi, affamato avvoltoio, scruta.
Poi, mai sazio, sconsolato e vago, riprende il volo.

Il destino ci attraversa. Un'ombra passa. Una nube 
                                                                          in cielo.
Uno squarcio nello scafo, un fiotto d'angoscia vana.
Ad ombra e destino non ti puoi opporre, alto cielo.
E tu, uomo, cammina sulla tua dritta via, l'ignara vita.

4 commenti:

  1. E' un po' inquietante questa fiaba. Ma tu usi spesso immagini di questo tipo, forti, in chiaro scuro. E' un po' una tua caratteristica secondo me.
    Il destino...bel tema. Tante volta mi sono chiesta se esiste davvero questo destino. O se tutto( la vita individuale e la vita sociale) non sia solo il frutto di una concatenazione casuale di fatti, eventi, scelte.
    A volte credo che esso si riferisca solo ad eventi che noi non possiamo controllare ma che ci siano invece aspetti della nostra esistenza di cui noi e solo noi, siamo responsabili. Altre volte invece ho l'impressione che siamo tutti dei burattini che si dibattono nella loro presunta libertà, pesci in agonia dentro la rete, che cercano inutilmente una via di fuga. Mi dibatto anch'io tra queste due sensazioni e non riesco mai a venirne a capo.
    Buona domenica

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  2. Destino in divenire, accade un po' per caso un po' per volontà,e forse anche un po' per fato.
    Intanto voglio complimentarmi con te per la splendida foto, una rondine, un aereo o forse un'astronave o solo un'ombra improvvisa sugli occhi?
    Ciao Piero buona domenica.

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  3. Cara Patrizia, l'ombra e il destino.
    L'ombra, come una lama che scende improvvisa...
    Capita, nella vita di ognuno.
    E se non capita, stiamo al mondo e può capitare...
    L'ombra.
    E il destino è ciò che l'accompagna.

    Io non credo al destino, nel senso del libro in cui sono scritte le nostre vite.
    Se esistesse davvero qualcuno lo avrebbe già rubato e ne avrebbe fatto commercio. Foss'anche il diavolo.
    Ma in qualche modo è quella trama, quel racconto, quell'inchiostro ... è la nostra esistenza, la nostra storia, il nostro ritratto...
    Noi siamo quello.
    Lui è noi, ognuno di noi.
    Un pò come il ritratto di Dorian Gray, di Oscar Wild.
    Non è fisso, non è fermo, non se ne sta immobile, attaccato con un chiodo a qualche muro, nascosto in qualche sacrestia dimenticata...
    E' vivo.
    Accompagna la luce e va insieme anche all'ombra.
    Qui, in questa poesia c'è la parte dell'ombra.
    Puoi pensare all'angoscia, alla depressione, alla malattia, alla disgrazia, al dolore... all'inatteso.

    Chissà, qualche volta avrò già parlato anche della luce.

    Un abbraccio.
    Piero

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  4. La foto l'ho scattata a Venezia, un giorno, a piazza S. Marco.
    Era un piccione, forse, o un gabbiano...
    Ma è volato via subito.
    Mi ha lasciato solo la sua ombra.

    Un abbraccio,
    Piero

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