20 feb 2013

LE ELEZIONI - PILLOLE AUTOBIOGRAFICHE (10)


Francisco ZURBARAN - AGNUS DEI


Ormai mancano pochi giorni, poche ore, potrei dire.
Ormai ci siamo, è arrivato il momento.
Si vota.
Non ho detto nulla, a questo proposito, su queste pagine.
La nuova casa che ho scelto, essendo più ... privata e nascosta, mi ha protetto un pò di più: la repubblica indipendente, l'altra casa, quella vecchia, forse era più grande e ambiziosa ma richiedeva una maggiore attenzione al tema della cosa pubblica, della politica, e questo non è perfettamente nelle mie capacità. 
Ma questo non c'entra, a dire il vero.

Ormai si vota.
Vorrei fare qualche considerazione al riguardo.
Sento il bisogno, la necessità, di esprimere quello che sento dentro a questo proposito.

La prima considerazione è che sono profondamente deluso e amareggiato.
In questi mesi ho usato spesso l'espressione "l'Italia è un paese malato", per dire che questo paese ha dei vizi di fondo che si devono curare, per consentire a noi stessi, ai nostri cari, ai nostri figli, di avere un presente dignitoso ed un futuro migliore.
La malattia dell'Italia è profonda e grave e richiederebbe terapie dolorose e invasive.
Non voglio fare qui una descrizione dei sintomi di questa malattia, chi legge penserà a quelli che vuole.
Penso che se si guardasse l'Italia dal di fuori, con occhio disincantato, si vedrebbero benissimo i morsi con cui la crisi economica si sta mangiando pezzi di città e di cittadini. 
Vedo crescere, intorno, gli spazi, i palazzi, i locali, le fabbriche che chiudono e che restano chiusi, sento notizie di fabbriche, negozi, attività economiche e commerciali che chiudono e che licenziano i lavoratori, mi rendo conto che i nostri figli non hanno più una probabilità di costruirsi il futuro, mangiano se noi gli apparecchiamo la tavola, ma non hanno più la forza e la fiducia per costruire qualcosa con le proprie mani.
A questa situazione aggiungo che quello che mi fa più male è il senso di rassegnazione che percepisco intorno.
Rassegnazione e sgomento.
Un esempio, che potrebbe essere una metafora molto pertinente, è la situazione del centro storico di L'Aquila.
Macerie murarie ed umane.
Come l'Italia, le cui macerie sono economiche e morali.
E rassegnazione.
La rassegnazione che impedisce di elaborare il sentimento di rabbia che cova dentro gli aquilani, ma che impedisce anche trasformare la precarietà e il dolore in energia costruttiva.
In Italia succede lo stesso.
Le macerie di Piazza del Parlamento (metafora della situazione politico-immorale della nazione) stanno lì, sotto i nostri occhi.
Nessuno le rimuove.
Rassegnati, ci siamo adattati.

Lunedì sera starò, staremo, attaccati al televisore per vedere.
Vedere cosa avrà saputo decidere il popolo italiano.
Le sirene della politica stanno lanciando i loro acuti richiami.
Promesse, invettive, anatemi.
E' offensivo il modo con cui siamo stati trattati.
Ai mali vecchi della politica si è aggiunta la dimensione surreale della protesta populista che ormai giustifica l'indifferenza al destino: si muoia pure, purchè si crepi tutti.
Questo pare urlare Grillo dalle piazze d'Italia, osannato da folle oceaniche che stanno per spazzare come uno tzunami le poche malferme istituzioni italiane.
Cosa faranno gli eletti di quel partito?
Sono persone comuni, che per molti versi ammiro e stimo.
Ma che si stanno prestando al gioco pericoloso di un avventuriero.
Cosa sarà del loro potenziale nei voti nelle aule in cui saranno presenti come eletti?
Cosa sarà della loro speranza di cambiare il paese quando si accorgeranno di avere i bottoni del potere sotto le dita e non sapere come fare per manovrarli?

Mi offende sentire dai sondaggi che coloro che hanno avuto le maggiori responsabilità politiche nel creare il disastro che stiamo vivendo saranno premiati con un suffragio significativo ed esemplare.
Mi offende l'ipocrisia che si nasconde dietro le dimenticanze, le amnesie, i silenzi, se non addirittura le bugie, le falsità le menzogne, le denunce di complotti nazionali ed internazionali.
Mi offende vedere che siamo trattati come idioti dai politici vecchi e nuovi, ed anche dai presunti tecnici che, nel trasformismo travestitistico nazionale, adesso si propongono come politici che salgono nell'agone.
Idioti a cui si deve raccontare la storiella del comunismo, del riformismo, della riduzione delle tesse...
La grave malattia dell'Italia richiederebbe interventi drastici.
Un mio amico, affetto da una malattia molto seria, che forse ne sta compromettendo la vita per sempre, si sta curando molto dolorosamente.
L'ho visto un mese fa, circa, l'ultima volta, divorato dalle cure che, si spera, potranno restituirgli qualche speranza di vita, sembrava arso, bruciato, consumato.
L'Italia, a mio parere, è come quel mio amico, si trova in una situazione come la sua.
E qualcuno, il medico di turno, dovrebbe spiegargli che, seppure dolorosamente, la cura a cui si deve sottoporre è l'unica possibile, anche se costa atroci sofferenze.
I medici che ho sentito - poco, a dire la verità, perchè il senso di stanchezza e di nausea mi ha sopraffatto, in questi tristi giorni di campagna elettorale - al contrario di quello che si dovrebbe hanno mentito, parlando di future riduzioni di tasse, aumento dei servizi e riduzione dei ticket...
Tutto il contrario di quello che ci faranno fra poco.

Entrerò nella cabina elettorale avendo negli occhi il volto bello di mio figlio.
Un giovane di circa  anni.
Che si sforza di dare un senso ai suoi giorni ed al suo futuro.
Noi, i suoi genitori, abbiamo dovuto spiegargli, più e più volte, che la più grande speranza per lui, per vedere i suoi sogni realizzati, per vedere i suoi progetti prendere forma, è quella di andarsene dall'Italia, di cercare fuori da questo paese un lavoro, una sistemazione, un progetto di vita.
Mi fa male dire queste cose a mio figlio, fa male a noi genitori, fa male alla nostra coscienza di cittadini che credono nel lavoro, nella bellezza del loro paese, nella speranza che l'Italia possa essere un paese normale.
Fa male davvero.
Ma è la verità, l'unica cosa  che un genitore può dire ad un figlio.
Credo che la ragione di questa situazione sia determinata dalla malafede con cui si è fatto finta di cercare le ragioni della crisi mondiale, di trovare dei capri espiatori in entità sfuggenti e impalpabili come gli speculatori, i mercati finanziari, le banche bulimiche.
Credo che dire la verità a proposito di un sistema di mercato divino ed onnipotente, lasciato in balìa dei propri istinti cannibali, stia divorando le povere creature sacrificali che abbiamo messo sull'altare del profitto e del superfluo.
I nostri figli sono diventati agnelli pasquali.

In questi giorni un altro evento di portata storica è accaduto.
Il papa, trovatosi di fronte al declino della propria forza fisica e spirituale, ha pensato che per il bene dell'istituzione da lui guidata fosse meglio lasciare il pastorale ad uno più forte perchè più giovane.
E si è dimesso.
Allo stesso modo, anch'io vorrei dimettermi da questo popolo indebolito ed invecchiato, privo delle energie necessarie per costruire un domani che sia migliore di oggi.
Ma non è possibile.
Non è possibile dimettersi da un popolo.
E' impossibile come lo è fuggire da se stesso.
Si resta inseguiti da dentro.
Ed è per questo - anche per questo - che ho chiuso l'esperienza "apolide" della repubblica indipendete.
Ma non solo non ci si può dimettere da un popolo.
Non serve nemmeno a qualcosa.
Sarebbe se come da un formicaio si dimettesse uno della miriade di soldatini autistici senza nome che si dannano disperatamente per dare un contributo a quel nero popolo sciamante.
Nessuno se ne accorgerebbe.
E nessun senso avrebbero quelle dimissioni.
Per questo voterò, domenica.
Per questo cercherò di nutrire la speranza che il lunedì successivo sia migliore e che il martedì possa esserlo ancora di più.
Guarderò negli occhi mio figlio e gli farò un'ultima raccomandazione di tenere sempre alto il valore della sua coscienza personale, perchè nessun altro valore potrà mai superare quello nei giorni che avrà davanti, facili o difficli che siano.
Poi lo guarderò uscire di casa e lo seguirò con l'immaginazione per vederlo andare a depositare la sua scheda nell'urna, per la prima volta.
Avrà la schiena diritta.
Lo so.
Cosa altro, posso avere di più prezioso, come padre e cittadino da questo paese malato?

5 commenti:

  1. popof1955 scrive:
    20/02/2013 alle 10:35 PM (Modifica)
    E io ti commento di qua, perchè in Bolgpost qualcosa non funziona, se vuoi copia e incolla.
    I giovani, la nostra speranza di futuro vengono sfiduciati, insieme a noi, eppure sappiamo, ci rendiamo conto che il cambiamento può avvenire grazie a loro. La crisi attuale ha uno scopo ed è quello di crere un futuro di manodopera a basso costo, dando a quel che noi abbiamo conquistato come diritto, un senso di privilegio, con l’intento preciso di coprire il privilegio vero di chi si arraffa la torta intera.

    pierperrone scrive:
    21/02/2013 alle 10:29 PM (Modifica)
    secondo me, quello che chiami scopo è solo un mezzo, quello che “i padroni” pensano sia il migliore per fare profitti.
    Ma secondo me si sono giocati la ferriera, perchè, vedi, in occidente abbassando i salari fino al livello attuale, non c’è più consumo…
    vedrai, primo o poi lo capiranno anche loro.
    Però, sono d’accordo con te, caro Popof che quelle conquiste vanno difese.
    Non in senso conservativo, perchè oggi siamo arrivati paradosso che si difende il grande diritto di chi è con il posto fisso e non si difende per niente chi è giovane o precario. Se non si decide di chiamare in barca anche i giovani non si ritorna a fare politica.
    … Ma mi sono fatto ahce un’altra idea.
    I nostri anni 60/70, sono stati anni in cui il boom economico mondiale ha spinto la rivendicazione molto in alto.
    E abbiamo guadagnato tanti diritti.
    Poi, sono entrati sul mercato tanti altri concorrenti, tanta manodopera a basso prezzo… e ci stanno fregando: le alternative sono due. O richiudiamo le porte del mondo e ci barrichiamo dietro le nostre ricchezze e le nostre conquiste, come facevano i vecchi inglesi delle colonie, oppure decidiamo di lottare con i più poveri.
    Non c’è n’è una terza…
    O, almeno, escluse le sfumature intermedie.
    Forse serve spiegare più a fondo la questione, i politici di sinistra dovrebbero smetterla di fare i conservatori dell’occidente e aprire la lotta su fronti più larghi.

    Possiamo anche stare ad aspettare.
    E’ quello che stiamo facendo, in realtà.
    Aspettiamo che rigiri la ruota del PIL.
    Qualche nuova tecnologia farà alzare i salari, prima o poi e il consumo riprenderà…

    L’aveva detto pure Beckett.
    Aspettando Godot.
    Nel frattempo, noi siamo invecchiati e non abbiamo più un presente, i nostri figli, invece, pur senza essere invecchiati non hanno neanche più un futuro.
    Piero

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  2. popof1955 scrive:
    21/02/2013 alle 10:41 PM (Modifica)
    E se facessimo come la Francia che a chi non da garanzie sul rispetto dei requisiti essenziali, come non uso di manodopera infantile, rispetto delle norme elementari di produzione ecc,, ne blocca il commercio?
    I nostri figli devono anche capire che le conquiste dei padri vanno difese come proprie.
    Mi dicono che ho versato all’INPS, attualizzato ai giorni nostri, qualcosa come 400.000 € di €. Che fine hanno fatto? Se vendo casa, mi prendo la liquidazione e vado all’estero, potrei vivere bene per il resto dei dei giorni. Penso che anche tu sia in una dimensione simile. Se ci dimettessimo in massa, cosa accadrebbe? Forse dovrebbero importare altra manodopera.

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  3. Leggo e medito... Non mi avventuro in dissertazioni economiche, non ne ho la capacità e nemmeno la voglia se devo essere sincera. So che provo un gran senso di nausea e rabbia. Voterò sì, certo che voterò. Ma con paura,una grande paura, perchè non so se sto facendo la scelta giusta. Ma qualcosa dentro mi dice che bisogna provare, bisogna rischiare...Almeno potrò dire che non ho lasciato la scelta ad altri, che ci ho provato. Ma questa è l'ultima volta, dopo di che, mi arrenderò. Se anche questa volta niente cambierà,o se, dio non voglia, peggiorerà ancora di più, vorrà dire che siamo sulla strada del non ritorno.
    Ciao Piero

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  4. Ma sei sicuro che quella francese sia proprio una legge che obbliga nel senso che dici? Non è una campagna che promuove il consumo "equo e solidale", passami il termine?
    Comunque, dai francesi c'è da aspettarsi di tutto, loro fanno le cose sul serio, quando hanno fatto la rivoluzione hanno fatto rotolare 30mila capocce noi, invece, manco l'abbiamo fatta una rivoluzione di nostra iniziativa.
    Ecco, in questo senso condivido quello che dici, ma credo che i paesi cosiddetti industrializzati stanno soffrendo tutti, inclusi i francesi, la crisi sta massacrando i diritti dappertutto e dappertutto ci sono state grosse proteste. Anche in Francia.
    Poi, dopo i conservatori di Sarkozy, lì hanno vinto i socialisti.
    Da noi i socialisti si sono sconfitti da soli.
    I pochi superstiti, poi, si sono fatti prigionieri con il berlusca.
    Qualche scout è restato con il piddì: ma non sono sicuro che si ossa dire che da quelle parti ci sia la sinistra.

    L'idea che lanci tu, di andare in qualche bel paese del terzo mondo...
    Una volta li chiamavamo così, ricordi?
    Adesso, mi pare, hanno assunto la fisionomia di un vero e proprio paradiso terrestre...
    E tu vorresti tornare là dentro!
    Ti capisco.
    L'idea che ti attrae è quella della tentazione di Eva...
    Ma temo che anche lei, ormai, abbia imparato i meccanismi di mercato.
    Non vorrei che ci riservasse qualche cattiva sorpresa.
    Te la ricordi quella canzone di De Andrè...
    Re Carlo tornava dalle guerra,
    lo accoglie la sua terra, il sire vincitor...
    Te lo ricordi, si, come finisce?
    No, a parte gli scherzi, però, andarcene sarebbe comunque una fuga, no? Un dargliela vinta al nemico...

    Un abbraccio.
    Piero

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  5. Cara Patrizia, frustrazione e paura.
    Per questo ho scritto questo post.
    Volevo dirlo a voi, amici miei.
    Anche io ho paura, sono preoccupato, mi vengono mille pensieri e ansie...
    La campagna elettorale mi ha letteralmente shoccato, offeso, per il basso livello e la poca considerazione della realtà.
    Qualche raro accenno da parte di qualcuno l'ho sentito, ma si è trattato di fioche voci.
    Voterò, quindi, come si dice, turandomi il naso.
    E aspetterò i risultati con ansia.
    Lunedì sera sapremo.
    Cosa?

    Io spero che prima di entrare in cabina passi per la coscienza degli italiani un brivido, che guardino la realtà con occhi concreti, quelli con cui ogni giorno si affronta la vita quotidiana... senza credere ai santoni, ai venditori di fumo, ai messia, agli arruffapopolo...
    Lo so che è difficile trovare un idraulico serio a cui affidare la nostra povera barca che cola a picco...
    Io però spero.

    Non credo che un idraulico serio ci sia, tra coloro che si sono candidati.
    Spero, però che gli italiani si prendano sul serio: incazzati, pretendano dal prossimo presidente del consiglio e dal prossimo parlamento il rigore ed il vigore che serve per ridare vita alla democrazia.
    Il parlamento che si sta sciogliendo, che andiamo a sotituire è stato il più vergognoso della repubblica, venduti e codardi.
    Resta su d loro la vergogna del voto su Ruby Rubacuori, un'onta per la democrazia.
    La vergogna delle leggi ad personam e degli attacchi alle istitutzioni.
    La vergogna dei privilegi di casta lasciati intatti.
    La vergogna e la vergogna...

    Se gli italiani non provano vergogna vuol dire che non hanno nè una morale nè una coscienza.
    Se gli italiani non provano vergogna non sono un popolo.
    Se gli italiani non provano vergogna io mi vergognerò di essere uno di loro.
    Purtroppo, non potrò cancellare la mia nazionalità dal passaporto, ma lo porterò in giro vergognandomene.

    Ma io stasera, cara Patrizia spero lo stesso, anzi spero più forte.
    Quello che provo io, che sono una persona normale, lo provano tutti.
    Tutti possono provarlo.
    E quindi mi aspetto che sia fatta la scelta giusta.

    Un abbraccio.
    Piero

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