1 feb 2013

PILLOLE AUTOBIOGRAFICHE (7)


Non riesco a non emozionarmi a questo video.
E' più forte di me.
Ha un potere magico.
Come il flauto, di Mozart, di cui costituisce l'ouverture.
Come la mano, o l'occhio del regista.
Il grande Ingmar Bergman...

Scorrono le note, come un fiume in piena, gorgogliante ed impetuoso, potente e prepotente...
Accompagnate da una tempesta di occhi, da una grandine di sguardi, dai tuoni dei cuori, dalle saette delle anime infuocate che cercano di resistere mentre vengono rapite dal ritmo, dalla melodia, dai contrappunti della musica...

In un viaggio, tanti anni fa, probabilmente era il 1991, in un paese lontano, di là, oltre le coste dell'Africa, oltre la catena dell'Atlante, là dove il deserto si mangia la terra, stavo provando a fotografare un pastore solitario ... o forse ero in un mercato affollato di turisti ed artigiani e cercavo di fare una foto di nascosto dentro una povera bottega ... o in una strada piena di gente con strane vesti colorate lunghe fino ai piedi e cercavo di rubare gli occhi ad un passante distratto ...
I fulmini rabbiosi di chi si negava a quel furto mi hanno raggiunto bruschi, duri, quasi violenti ...
Ho dovuto rinunciare al mio proposito di fotografo dilettante, di turista invadente...
All'accompagnatore che ci guidava mi sono rivolto con tono interrogativo, mi pareva di non riuscire a capire quel rifiuto, quella fuga, quella repulsione...

A me non piacciono tante cose.
Non mi piace ballare, anzi, proprio non sopporto quel muoversi scompostamente, che mostra la goffaggine della scimmia che ancora si nasconde dentro ognuno di noi...
Non mi riesce neanche di cantare, di abbozzare un motivetto. Chissà, forse perchè mi porto appresso dall'infanzia qualche strano complesso mai risolto...
E non sopporto neanche di essere ripreso in immagini fotografiche.
Ma le mie ragioni, per questo, sono molto diverse da quelle che mi spiego la guida nordafricana.
Per me si tratta di banale imbarazzo, di una malcelata timidezza, di poca confidenza con me stesso e con gli altri, chissà...

Capìi poco della ragione che mi spiegò quell'uomo.
Mi disse, ma io poco ci credetti, che per quella gente farsi fotografare significava molto più offendere il pudore di corpi da tenere nascosti nascosti per una pur comprensibile legge morale...
Mi svelò che essi temevano che attraverso l'obiettivo della fotocamera, il fotografo potesse derubarli dell'anima!
Dell'anima, niente di meno?!
Dell'anima, mi dissi, materialisticamente soppesando la cosa.
Ma che senso può avere una cosa così?
Un pregiudizio, un banale pregiudizio di gente che sta indietro, che vive in campagna, in un paese povero, che non conosce ancora la modernità, la civiltà, la potenza della macchina, la sua capacità di moltiplicare forze, ricchezze, potenze...

Scorrono, intanto, le immagini del video.
Forse a questo punto saranno già trascorse tutte, come un naviglio che finisca in una secca...
Si tratta solo dell'ouverture dell'opera.
Il film completo, eccolo, lo aggiungo adesso.
Un bel modo di passare una serata.
La bellezza che si fa emozione.
L'intensità della musica, la sua profonda magia, il mistero di un'attrazione inspiegabile...
Ed il nostro irresistibile bisogno, per capire, per godere, per nutrire l'anima del cibo della Bellezza, il nostro irresistibile di cedere, di cedere al desiderio, alla voluttà dello sguardo, alla lussuria dei colori, al piacere che ci viene dallo scorre delle immagini...


Adesso la musica riprende il suo percorso misterioso...
Invece io non riesco a non tornare all'ouverture.
A quello spezzone di immagini strappate da qualcuno all'intero film e piazzato lì, per mettermi davanti a quel mistero.
Non riesco a staccarmi dall'emozione di quella tempesta di sguardi.
Mi rapisce una specie di furia, s'impadronisce di me un'emozione magnetica, una volontà a cui non posso impedirmi di piegarmi.
Mentre le note vanno, gli accordi si accordano allo scorrere degli spartiti davanti agli strumenti che mi immagino manipolati dai maestri dell'orchestra, il mago dipana il suo incantesimo.
Ed io resto catturato.

Mi perdo.
In quei volti.
In quegli occhi.
In quegli sguardi.
Busso a tutte quelle porte.
Come Tamino alle sue tre porte del tempio, anch'io busso alle porte del tempio in cui è la dimora della parte divina dell'uomo.
La scintilla che brilla dando luce ad ogni uomo, per tutti i giorni della sua vita.
La fiamma che dà calore ad ogni uomo.
La fonte del calore che alimenta la vita di ciascun essere umano.
La volontà capricciosa che anima ogni essere umano.
L'energia che tiene in moto il movimento perenne di cui è fatta ogni esistenza.

L'anima, che anima quegli sguardi, quegli occhi, quelle finestre su mondi meravigliosi...
Il regista ha saputo mostrarcela.
Ce l'ha messa dinanzi.
Ce l'ha mostrata proprio mentre agisce, mentre opera, mentre svolge la sua attività vivificante, proprio nel momento in cui tutto quel darsi da fare si fa, diventa, l'emozione scatenata dalla voce del demonio, o del dio, come si vuole, che è dentro ogni artista, dalla musica perfetta...
L'anima, nuda e pura.
L'anima, la fonte dell'essere.
L'anima, l'incarnato della vita.

Il regista ha raccolto davanti alla sua cinepresa i volti dell'umanità intera.
Nello scorrere delle immagini di quei volti passa l'intera umanità.
La pelle nera dei neri.
Quella rossa dei rossi.
Quella gialla dei gialli.
Quella bianca dei bianchi...
Bambini.
Giovani.
Adulti.
Vecchi.
Intellettuali e popolani.
Uomini e donne.
Li ha raccolti tutti.

Ho visto e rivisto quella poesia.
Certamente può essere che manchi qualcuno all'appello.
Una sfumatura di colore della pelle, una curva degli occhi, una professione o un titolo nobiliare.
Ma sarà solamente perchè è impossibile portare davanti ad una cinepresa l'intero genere umano.
Non basterebbe nessuna sociologia dipanata in immagini.
Occorrerebbe, per fare il film completo dell'uomo, portare davanti all'obiettivo tutti gli uomini venuti al mondo finora.
E quelli che ancora devono arrivare.
Quelli che sono ancora in viaggio e quelli che ancora devono partire...

Ma in tutti, in tutti quegli occhi ho visto il riflesso dell'anima.
L'immagine che cattura per sempre.
Il rapimento.
E divengo,così, prigioniero.
In catene, vengo trascinato dentro il gorgo di luce che penetra in tutti quegli occhi pieni della sacra pura acqua della vita.
In quel mare immenso, in quell'oceano di emozione che tutti quei cuori che nascondono dietro quegli sguardi, rischio di annegare.
Nuoto, caparbio, cercando di guadagnare l'uscita, la salvezza...
Ma la corrente della sinfonia della vita che mi avvolge ha più forza di me, dei miei muscoli, della mia volontà...

Ormai sto per annegare.
Le lacrime della commozione cercano di congiungersi a quel mare d'infinita fraterna dolcezza.
L'amore.
Provo l'amore.
E' amore, amore per ognuna di quelle vite sospese nella dimensione della magia della musica.
Magia di cui, una strega buona, ha riempito la sala di quel teatro, tempio dove si compie il miracolo dell'arte eterna.
E, prigioniero d'amore, resto imprigionato con quelli.
Prigioniero fra altri prigionieri.
Rapito, in mezzo ad una folla di rapiti.

E' questo, forse, il rapimento dell'arte.
E' questo, forse il suo miracolo.
L'arte della musica.
L'arte delle immagini.
L'eterno che s'invera in una melodia che penetra nel cuore, che scioglie il sangue, che varca il confine della materia e del mondo...
L'eterno di baluginanti fantasmi immateriali, che assumono la consistenza del vero mentre scorrono davanti ai miei occhi...

Poi vengono a liberarmi.
La musica finisce.
Il flusso delle immagini cessa.
Resta la sera.
Resta solo il silenzio...


6 commenti:

  1. Credo che l'arte, in ogni sua forma, abbia questo potere. Il potere di farci sentire la nostra anima vera e di rifletterla nello sguardo mentre ci lasciamo andare al suo sortilegio. Proprio perchè l'arte nasce dall'anima e sa quindi toccare le anime degli altri. Che bello, se potessimo vivere costantemente immersi ed annegati nell'arte! Forse il mondo sarebbe migliore, sarebbe quello che sogniamo. Noi stessi saremmo diversi.
    Buona domenica Piero

    RispondiElimina
  2. L'arte nasce dall'anima, dici tu.
    Può essere.
    Può essere che l'arte , sia il linguaggio dell'anima, sia la sua voce, il suo modo di esistere e farsi vedere...

    L'arte, per me, è il potere di creare quello che non c'è, il potere dell'uomo di creare qualcosa...
    Una statua, una sinfonia, un personaggio letterario, un quadro, una fotografia, eccetera eccetera ...
    Sono creazioni, nel senso più pieno della parola.
    La musica, la poesia ... cose che non sono fatte di materia, eppure che quando cominciano ad esistere, perchè un artista le ha create, le ha messe al mondo, le ha fatte nascere ... poi vivono, possono muovere le montagne, far cadere imperi...

    In misura più concreta e meno idealista, l'arte, con il suo linguaggio materiale che mette al mondo i sentimenti, li denuda del superfluo (come diceva Michelangelo delle sue creazioni scultoree), crea la sensibilità umana e quindi permette all'uomo di evolvere.
    L'arte permette agli uomini di percepire lo spirito che c'è dentro l'uomo, spirito che agisce, si muove, condiziona, spinge l'uomo a fare, agire, oltre gli istinti primordiali...
    Quello spirito si modella attraverso l'arte, assume forme, contorni, contenuti, significati per mezzo delle creazioni artistiche. Che, a loro volta, sono figlie di quello spirito che c'è nell'uomo.
    Così l'arte non solo è soddisfazione del bello, apprezzamento del sublime, godimento dell'assoluto... è qualcosa di più, di molto più elevato e importante.
    L'arte ci fa essere migliori.

    PS. Ovviamente, cara Patrizia, non credo che ciò avvenga soltanto fruendo dell'arte come se si passasse nelle corsie di un supermercato. Penso a certi musei, o, se preferisci, ad un certo modo di fare turismo.
    Il consumismo è un modo di vivere che disumanizza l'uomo, lo mercifica, gli fa perdere contatto con il suo spirito.
    Detto in altre parole, è il contrario dell'arte...

    Un abbarccio e buona domenica.
    Piero

    RispondiElimina
  3. Io credo che arte sia la vita, arte è la maternità, tutta l'arte è un surrogato, una ricerca per dare un senso alla vità...non ci sarà mai opera d'arte più bella di una vita, di un fiore, della natura, del cielo, dell'acqua...la nascita di un cucciolo o di un bambino è l'opera d'arte più vera.
    Arte è un gesto, arte è uno sguardo, arte è Mozart, arte è Michelangelo, arte è vedere con altri occhi, è andare oltre, è immaginare, è sognare.
    ciao Piero.

    RispondiElimina
  4. L'arte è la vita, dici tu, ed anche oltre...
    Ottimo; che desiderare di più che vivere come in un'opera d'arte?

    Un abbraccio,
    Piero

    RispondiElimina

I commenti sono graditi