11 apr 2013

FIABA DELL'OTTIMISMO

Spring - photo by pierperrone

La cascata di luce mi ha sorpreso di prima mattina.



All'inizio, per la verità, si trattava di un rigagnolo, un rivolo che scorreva piano, alimentando un lago molto ampio, di colore leggero, tenue, indeciso.
Un piccolo corso di luce liquida che sgorgava direttamente da un mare scuro e profondo, intenso e preoccupato.
Indeciso.
Svagato.
I lontani riverberi di una macchia nascosta si spandevano, senza darlo a vedere, sulla superficie liscia della tenebra notturna.
Scoloriva, un pò per volta, impercettibilmente, il mondo notturno.
Scomparivano i sogni, sfumando lentamente.
Si ritirava l'oscurità, indietreggiando spaurita.
Il primo respiro della luce soffiava nell'aria accarezzando le povere creature ancora avvolte nel torpore sonnolento dell'inconscio agitato dai fantasmi del sonno.
Era un soffio leggero, fresco, delicato che scivolava sulla pelle dei corpi in dormiveglia come una mano soccorrevole che allevia il sudore teso della febbre.
Annunciava l'arrivo della prima luce.
Era il suono senza voce della luce che piano piano si intrufola nella vita.
Il saluto del buio.
Lo scambio di convenevoli sull'uscio fra la notte, sempre elegante nella sua morbosa sottoveste di seta nera, e il nuovo giorno, arrembante e garibaldino, vestito di tutto punto come un perfetto damerino.
Ma il soffio è un sussurro, un saluto sottovoce che non vuole disturbare l'ultimo sonno leggero, il breve momento di agognato riposo, delle creature disfatte dalla lotta contro le ombre del mondo onirico.

Piano piano quel respiro si condensa in un fiume di luce.
Dapprima è un liquido rivolo che s'intravvede appena nell'oscura pianura sconfinata della notte.
Poi cresce, s'ingrossa piano piano, alimentandosi del manto di luce che s'intuisce, s'indovina, dietro l'orizzonte.
La linea su cui è appoggiato lieve, quel mondo meraviglioso che è posto in equilibrio laggiù, dove la mia mano mai riesce a giungere, dapprima è un sottile intuitio confine fra l'impossibile e l'immaginario, una linea invisibile, evanescente, un ricordo sospeso fra amnesia e fantasia...
Poi, nella coscienza ancora inconsapevole comincia ad insinuarsi una sottile insoddisfazione che, senza apparente motivo, turba la pace notturna immersa nell'indifferenza dello sguardo.
Quindi, con un leggero fastidio, come un urticante tocco leggero leggero, comincia a delinearsi una sottilissima frattura fra il tempo che sta passando e quello che deve ancora venire.
Il mondo dell'oscurità evapora facendosi leggero e invisibile e il suo posto viene usurpato da quello dei fantasmi della vita.

Io dormo fino a tardi, la mattina.
Di questa lotta quotidiana non mi avvedo quasi mai.
Potrei quasi dire che essa sia frutto delle mie fantasie notturne.
Il resto, frammenti, schegge di sogni dispersi, relitti alla deriva, qua e là nel mare infinito dell'incoscienza del sonno.
Ma so che questo miracolo accade ogni volta.
Ogni volta che si forma quel rivolo di luce che sgorga dal nulla e trasporta l'apparenza della realtà sotto i nostri occhi.
E' come una lacrima, che si condensa dal nulla sul bordo dell'occhio.
E poi, senza sapere com'è, comincia a scivolare giù, e s'ingrossa e, alimentato chissà da chè, da ricordi, sensazioni, dolori che non hanno niente in comune con quel liquido salato che ha la sorgente dietro le finestre della nostra vista.
Così, piano piano, il rivolo della prima luce ingrossa il fiume del giorno.
In qualche parte del cielo, laddietro, dove lo sguardo non può arrivare, un globo acquoso di luce s'ingrossa rotolando nelle immense vastità del cosmo.
Come un grumo di materia senza massa quell'energia esplosa in tempi immemori si espande e contagia il cielo da questa parte, aprendo le cataratte della realtà.
Così quella malattia deforma la perfezione delle forme nascoste nel buio.
Man mano che quel rivolo si trasforma in fiume, s'allunga e s'allarga la massa di luce che precipita sul mondo.
Come una valanga, d'improvviso, tutto viene travolto.
Una cascata di luce si affanna ad annegare il nostro sguardo.
Una massa globuliforme che s'accresce e si gonfia, di attimo in attimo, si moltiplica e s'ingrossa.
Un'immensa massa.
Infinita.
Uniforme.
Bianca.

Stamattina la cascata di luce mi ha sorpreso.
Me ne andavo, come un cieco al quale la cascata di luce aveva rubato gli occhi, a svolgere le normali attività del giorno.
Cieco, come sempre.
Avvolto in quell'altra oscurità fatta d'incoscienza che chiamiamo vita, andavo in giro, per le vie della città.
Non sapevo bene dove.
Dove andavo.
Dove mi trovavo.
Dove avevo cominciato il mio viaggio.
Dove si sarebbe concluso.
Non sapevo bene, neppure, dove sarei inciampato.
E invece, all'improvviso, ecco l'imprevisto.
L'inciampo.
Le sgambetto.
La cascata mi ha sorpreso.
Subito, un peso sopra gli occhi.
Poi, un'impressione di sbigottimento.
Uno spaesamento, una vertigine, un giramento di testa...
E sono precipitato in un abisso senza fondo.
Cadevo, precipitavo sempre di più...
Le mani si sono allungate come ali.
La schiena si è inarcata e si è fatta sottile come il dorso di una foglia.
Leggero, ho perso ogni peso.
Il mio corpo s'è fatta luce, la mia materia, anima.

... Quando ho riaperto gli occhi, ogni abbaglio si era dissolto.
Davanti a me era una distesa di vecchi muri che la storia aveva morsicato, un oceano di verdi steli d'erba su cui navigavano le zattere della vita con un grosso albero al centro, sui cui era appesa una grassa bandiera rossa, dal sapore aspro della primavera.
Un pezzo di pane cotto con la farina della natura.
Ho preso subito il telefonino.
Click.
Ho scattato una foto.
Ecco.
Così, ora posso raccontarvi la bellezza della vita.
A primavera.
Un fotografo è sempre ottimista.
Lui ci crede.
Ha fede che ciò che resta fissato nella sua memoria possa restare fissato sulla pellicola di una macchina fotografica.
Ciò che svanisce sempre troppo presto dal suo campo visivo possa restare fisso per sempre nel flusso continuo del tempo...
Ecco, io sono ottimista.

4 commenti:

  1. Sei veramente un bravo fotografo, le foto sono ottime per tecnica,inquadratura e scelta dei colori, perchè non partecipi a qualche mostra?
    La foto oggi è equiparata ad un dipinto e pure la digital art ha un suo valore.
    Ciao Piero.

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  2. Sei tu l'unica esperta d'arte che conosco. Ti nomino mia agente. Metto a tua disposizione le mie foto.
    Che dici, ci proviamo?
    Fammi sapere cosa devo fare.
    Se si può, perchè no?
    Un abbraccione
    Piero

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  3. Ecco vedi...sono questi i momenti per cui vale la pena vivere. Quei momenti in cui un niente, un dettaglio, un particolare che forse vedi solo tu, compiono la magia e diventiamo un tutt'uno con l'emozione di quel dettaglio. Che vive, è emozione a sè stante e noi...lo cogliamo, la beviamo e siamo felici, in quell'attimo, battito di ciglia.

    Colgo in questi tuoi ultimi scritti, una particolarità prima meno evidente. Lo sfondo è calmo, bello ma tranquillo e poi d'improvviso una scheggia impazzita ti colpisce. Un'immagine che ti sorprende e ti ferma lo sguardo. La rileggi e ti piace sempre di più.
    Vuoi sapere quali? :-)
    Eccole qui:
    "Lo scambio di convenevoli sull'uscio fra la notte, sempre elegante nella sua morbosa sottoveste di seta nera, e il nuovo giorno, arrembante e garibaldino, vestito di tutto punto come un perfetto damerino."

    "E' come una lacrima, che si condensa dal nulla sul bordo dell'occhio."

    "In qualche parte del cielo, laddietro, dove lo sguardo non può arrivare, un globo acquoso di luce s'ingrossa rotolando nelle immense vastità del cosmo"

    "Davanti a me era una distesa di vecchi muri che la storia aveva morsicato, un oceano di verdi steli d'erba su cui navigavano le zattere della vita con un grosso albero al centro, sui cui era appesa una grassa bandiera rossa, dal sapore aspro della primavera.
    Un pezzo di pane cotto con la farina della natura."

    Godibilissimo racconto di un momento d'incanto
    Un abbraccio

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  4. Eh, l'incantesimo... finchè lascia il tempo di essere colto e raccontato... è un piccolo dono della musa, diciamo pure così.
    Grazie, sempre, cara Patrizia.
    Un abbraccio,
    Piero

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