31 dic 2012

LA FUGA

LA FUGA
photo by pieperrone


L'ho visto.
Stamattina.
Mentre andavo al lavoro.

Ero più assonnato del solito.
Mi sono svegliato presto, neanche alle sei.
Ho avuto un sonno abbastanza agitato.
Devo andare al bagno, ho sentito.
Cazzo, son pieno, devo fare pipì.
Mannaggia, devo andare anche al lavoro.
Ma mi sono gustato il caffè.
Ho mangiato il pane col latte.
E un piccolo dolce, è ancora Natale.
Poi un poco mi sono disteso.
Dai, dieci minuti, un altro poco di caldo riposo.
Una seconda tazza di amaro caffè.
Adesso è ora, mi devo dare da fare.

Mi sono alzato. Svogliatamente.
Col pennello, ho steso la crema.
Candidamente la schiuma ha obbedito.
Mi sono rasato. Due giorni neri di barba.
La pelle, ancora assonnata, voluttuosa ha ceduto in fretta al rasoio.
Due giorni di barba alla lametta cedono presto, lasciando allo specchio la più morbida pelle.
La doccia, calda, quasi bollente.
Un relax al vapore, da gustare con gli occhi socchiusi.
Un sogno ritardatario, gorgogliando, cerca lesto di tornarsene a casa.
La crema emolliente ho steso con gesto meccanico.
Poi, un pantalone, la camicia, la meno impegnativa.
Una, comunque, di quelle che va con la cravatta.
La giacca, quella inglese. Sportiva, allegra, meno seriosa.
Il decoro di un dopobarba fragrante, profumato premio di una toeletta svogliata.
E' ora. Ed ora, oddìo, la cravatta!
No, questa proprio non va.
Or la seconda. La provo e lo specchio mi fa: questa si, è certo, è meglio questa di quella.
Assonnato più di quanto vorrei, saluto e mi chiudo dietro la porta.

Pochi passi lungo la via.
Attraverso di fretta e svolto dietro un angolo retto. 
Cento metri, forse duecento, poi giro. Un altro angolo retto.
Attraverso al solito incrocio e m'infilo sotto la galleria di rami dei platani.
I pupazzi sul muro giocano ancora con me, mentre di fianco.
Un treno della metropolitana sferraglia sulla mia testa.
Dall'altro lato, gli alti palazzoni rossi, tozzi, stupiti mi guardano torvi.
Anche loro assonnati. 
Le grandi palpebre verdi dei rettangolari occhi assonnati stentano ad alzarsi sulle lunghe file di finestre dormienti.
Dormono fino a tardi, stamani.
La vita comincia in ritardo, in questo strano giorno d'interludio festivo.
Alzo lo sguardo distratto verso le alte pareti rugose. 
Ricevo una lunga carezza ruvida dai mostri ancora persi nel sonno.
Le foglie secche stridono, sotto le mie scarpe invernali.
Gli operatori ecologici stanno ancora spazzando la via, sull'altro marciapiede.
Cartacce unte, vetri rotti di bottiglie spezzate. E altre foglie secche. 
Resti di vita che chiude il suo ciclo.
Quello di là è il lato sbagliato, l'altro, oscuro, lato della vita.
Bisogna stare dal lato giusto, al mattino, per non essere spazzati via dalla vita.
E non sempre questo basta a tenere alla giusta distanza gli schizzi del destino.

Assonnato ed appesantito dal passo svogliato, mi sono girato a guardare.
Mi sono grattato come un plantigrado sul tronco ruvido di uno dei rossi palazzi sul lato opposto della vita.
Di là succedono cose fantastiche!
La vita non scorre uguale sui due lati del corso.
Stare di qua, sul lato ordinario e ordinato del mattino, significa aver imboccato la via giusta che porta in ufficio.
Giusto!
Ma dall'altra parte stanno a cadendo fatti incredibili.
Un prigioniero sta fuggendo ai suoi aguzzini.
Si è afferrato, disperatamente, ad una scaletta di legno.
E pende nel vuoto!
Adesso salta giù e si spezza le gambe.
Penso spaventato e distratto.
Devono averlo seviziato a lungo.
Forse l'hanno tenuto prigioniero in un luogo nascosto.
Cerca di fuggire dal quinto piano, forse dal sesto!
Fugge da un ripido condominio popolare dalla rossa pelle glabra e rugosa.
Come la guancia infiammata da una vecchia lametta stagliata.

Con rapido gesto meccanico mi cavo il fotofonino dalla tasca poco profonda.
Alzo il braccio, come stessi impugnando un revolver potente.
Adesso faccio fuoco e lo libero.
Per sempre.
Povero babbo Natale.
Appeso a quel filo di corda che pende sul nulla.
Stramazzerà e si spiattellerà sulla strada.
Rovinerà l'opera degli operatori.
Insanguinerà il marciapiedi di sangue .
Stai attento, hanno appena lavato la strada!
Gli urlo addosso, poco convinto.
Lui neanche si volta a guardare.
Anche se, lo so, ha sentito il mio avvertimento sincero.
Forse babbo Natale non vuole saltare.
Forse vuole restare appeso per sempre.
Forse si è solo nascosto.
Aspetta che i suoi aguzzini escan di casa.
Il supermercato ha aperto, all'angolo, per l'ultima spesa dell'anno.
Forse vuol fuggir dalla porta.
Se in casa non rimane nessuno.
Io non sono un eroe.
Non posso aiutarlo a scappare.
Poi, potrebbe pure essere un ladro. 
Non posso lasciarlo fuggire.
La mia mano, giustiziera, ha esploso secchi due colpi.

Poteva anche essere un ladro.
Furtivo, s'intrufolava dalla finestra.
Per rubare ad un povero vecchio, impaurito, rintronato, rintanato, là dentro, nel letto, nel vecchio appartamento popolare di quel rosso, ruvido fabbricato lineare.
I miei colpi lo hanno raggiunto alla schiena.
Due volte, fiero, ho pigiato il virtuale grilletto del fotofonino.
L'ho fotoripreso, schiacciato sulla rossa parete sbiadita.
L'immagine è ferma, composta.
Ai suoi piedi, un artista dilettante ha decorato le saracinesche dei negozi che stanno aprendo adesso i loro occhi assonnati.
Si fa fatica, in questa strana mattina che s'incunea fra due pigri giorni d'inerzia.
Un soffio di vento scompiglia i miei sogni pettinati col gel, s'insinua tra i pochi, corti, capelli che ancora mi sono rimasti...

Arrivo quasi alla metro.
Devo comprare ancora il giornale.
Poi, m'introduco nell'androne immerso ancora fra le ombre del sonno...

4 commenti:

  1. Auguri amico Piero, mancano poche ore alla mezzanotte, sono sola qui con i miei ricordi, tranquilla e fiduciosa in un domani migliore.
    Un saluto affettuoso
    Lucia

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  2. Accidenti, che racconto! Bello! Bello il modo in cui descrivi azioni in fondo banali e quotidiane rendendole essenziali al racconto. Già, essenziali perchè rendono benissimo l'idea che credo tu volessi esprimere: il peso di una routine che ricomincia, frammentata però da quelle piccole cose che lo rendono un po' meno amaro. Un'entrata lenta nel mondo la tua, che non si stacca mai completamente dall'irreale, dal sogno. E forse questo è il segreto: saper mantenere lo sguardo sull'altro lato della strada...


    Divagazione: detto tra noi...ben fatto, amico mio! Odio quei babbi natale che si arrampicano sui balconi.
    La prima volta che ne ho visto uno, parecchi anni fa, quando iniziò la moda, quasi mi prese un colpo. Svoltando un angolo me lo trovai sopra la testa a grandezza umana.

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  3. Mia cara Lucia, immagino che i ricordi abbiano un sapore particolare.
    Io ti posso solo invitare a cercare di vivere fiduciosa, per quanto possibile.
    Tu hai detto "tranquilla e fiduciosa". Così mi piace.
    Un saluto affettuoso anche da parte mia.
    Piero

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  4. Grazie, Patrizia cara. La ... divagazione mi ha fatto davvero piacere.
    Io non riesco a fare a meno di vedere quei poveri pupazzi come destinatari di un'orribile ... destino.
    Appesi fuori, al freddo, alle intemperie, con il rischio di precipitare di sotto...
    E mi assalgono le domande... ma che vuole quello, vuole entrare o sta fuggendo? Chi è, un ladro, una spia, un guardone, un rapinatore... o un prigioniero che scappa, un ladro che fugge, la povera vittima di una megera befana che cerca una libertà a tutti i costi...

    Scrivere il racconto mi ha divertito.
    Un momento di piacevole libertà ...
    Ecco, questa è la vera chiave di lettura.
    Un momento di divertimento, una burla, una presa in giro di tutto ciò che normalmente facciamo prendendo sul serio cose impossibili, routines asfissianti, banali ovvietà quotidiane...
    E invece, la magia esiste davvero.
    Basta guardare dall'altro lato della vita.
    Che non è un errore di battitura, non è l'altro lato della via.
    Guardare di là è andare oltre, andare di sbieco, andare di traverso, andare dove non siamo mai andati o dove ci piacerebbe andare se solo lasciassimo andare i freni...
    Per questo scrivere mi piace.
    Perchè è un guardare di là.

    Un bacio, Pat.
    Buon anno ancora.
    Piero

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