11 dic 2012

PILLOLE D'AUTOBIOGRAFIA - 1

ANNABELLA ROSSI:  LAVORAZIONE DEL TABACCO - SALENTO. 1959
PHOTO GALLERY LIGUORI EDITORE
http://www.liguori.it/foto/gallery/default.asp?isbn=3551

Sono nato a San Donato di Lecce.
Sono nato dalla terra del Salento.
Terra di olivi, grano, uva e tabacco.
Ho nel naso alcuni profumi di quella terra.
Soprattutto quello del tabacco.
Odore penetrante.
Profumo? Non so. 
Penetrato, di certo, nella mia memoria psicosensoriale.
Ho frequentato poco quella terra, più che altro da ospite, nella casa ai confini del paese, vicino alle campagne, piatte e bruciate dal sole d'estate, che è quello che ricordo.
Il freddo dell'inverno, che pure devo aver conosciuto, non lo ricordo, non ha lasciato tracce nella mia memoria.

Ricostruisco pezzetti di esistenza, di quella più remota.
Ma non faccio sul serio, non faccio altro che giocare.
Ho scoperto una fonte meravigliosamente simpatica, la storia degli anni vista dalla musica...
Ma quella storia è anche, almeno in parte lo è, la mia storia.
E la mia storia è anche la storia di tanti... 



Un pizzico di storia, quindi.
E quindi, anche un poco di storia personale.
Così, tanto per divertimento.
Io sono nato nel 1959.
Metti la musica sul piatto...
Un pò di sugo, una spolverata di formaggio...
Ed ecco qua.
Ovviamente non posso ricordare direttamente nessuna di quelle canzoni.
Ma qualcuna, anzi, più di qualcuna, è così famosa da far parte della storia musicale, da allora. 
La storia musicale mia, la storia musicale di tutti.



Salto e vado un poco avanti...
Come accadeva sui piatti dei giradischi di quegli anni...
Se faccio caso a queste canzoni, alle canzoni di questo 1965, alla memoria ... postuma che me ne resta, devo dire che questa musica è stata straordinaria.
Io avevo appena 6 anni.
Iniziavo le scuole elementari.
Immagino il mio papà e la mamma emozionatissimi, in quell'ottobre così lontano.
Ho l'immagine della scuola Nicola Sala, la nuova scuola elementare della città. Ci apriva le porte più o meno dopo Natale.
L'immagine deriva da successivi ricordi, certo, ma si accompagna a quella  delle prime mattine in cui la squadretta di tre o quattro compagnucci sui sei, sette, otto anni, percorrevano il viale, accompagnati dagli sguardi furtivamente protettivi di mamme preoccupate ed amorevoli.
Non le nostre, ma era lo stesso, appartenevamo a tutte le mamme del quartiere.
Le mamme ci lanciavano quegli sguardi, che noi non vedevamo, allora, da dietro le persiane socchiuse. 
Nessuno osò avvicinarci, mai.
Erano altri tempi.
C'era poca gente per le strade, al mattino, allora.
E al ritorno, compravamo le mentine sfuse in drogheria, o le stelle di pasta di pane ed i panini all'olio dalla signora Rosa, che, chissà, forse era la moglie del fornaio...







Un altro salto.
A dieci anni.
Facevo la quinta elementare.
Abitavo, più o meno, se ricordo bene, in un palazzo alto, di cinque piani, senza ascensore.
Frequentavo la parrocchia e cominciavo le prime passeggiate con gli amici, da soli, nelle strade della città.
Ci perdevamo, ogni tanto.
Spesso.
Ma era bello, perchè imparavamo a conoscere le avventure della vita ... o, almeno, questo ci sembravano quegli sperdimenti ...
Qualcuna di queste canzoni la ricordo bene.
Beh, ricordo... forse dovrei dire che sì, si è ... attaccata addosso come un'edera, ma un'edera odorosa, che profuma del tempo che va...
Oh, bada bene, nessuna nostalgia.
Un sacco di energia, un'eta molto strana, innocente e spensierata.
I primi pensieri scolastici, le prime lacrimucce d'amore infantile, qualche nota musicale orecchiabile, qualche canzoncina...





... il gioco continua un'altra volta (è un gioco divertente).

2 commenti:

  1. Bel post! alla prossima!

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  2. Bellissimo racconto...e dolce gioco...
    Sai, a volte ho come l'impressione che tu senta quasi una sorte di timore di diventare "mieloso" quando tratti temi come questo.
    E' un pensiero che ho avuto altre volte, leggendo qualche tuo scritto. Anche qui, ad un certo punto precisi: "Oh, bada bene, nessuna nostalgia".

    Oh, bada bene, non è un rimprovero o una critica questa :-) ma solo una mia impressione, sicuramente anche sbagliata.
    Questa mia personale sensazione mi dà solo il pretesto per esprimere un mio pensiero: credo che non ci sia nulla di cui "vergognarsi" nel provare nostalgia per qualcosa che abbiamo vissuto. La nostalgia è connaturata alla nostra anima ed è bello ogni tanto tornare indietro nel tempo, nel nostro tempo...e provare, quasi assaporare quella che i brasiliani chiamano "saudade"
    E ti assicuro amico mio, se mai questo dovesse essere davvero un tuo timore, che non sei affatto mieloso quando ti lasci andare a questa tua vena più delicata, non lo sei affatto.

    Ecco, ora mi torna in mente una canzone di Gilberto Gil che parla proprio di questa emozione. Voglio regalartene un pezzetto:

    Ogni saudade è la presenza dell`assenza
    Di qualcuno, un luogo o un qualcosa, infine
    Un improvviso no che si trasforma in sì
    Come se il buio potesse illuminarsi.
    Della stessa assenza di luce
    Il chiarore si produce
    Il sole nella solitudine.
    Ogni saudade è un capsula trasparente
    Che sigilla e nel contempo porta la visione
    Di ciò che non si può vedere
    Che si è lasciato dietro di sé
    Ma che si conserva nel proprio cuore

    E poi voglio lasciarti un altro regalo: dei versi che parlano proprio del tuo Salento, che ho visitato qualche anno fa e che mi è rimasto nel cuore. Ci ritrovo alcune sfumature del tuo scritto che tu sicuramente coglierai di più dato che ci hai vissuto più a lungo.

    Scorrano (Katia Giannotta- poetessa leccese)

    Paese dalle bianche case,

    che ti ergi

    su colli dorati;

    ai miei cari

    hai dato natìo.

    Ricordo

    l’effluvio del tabacco,

    piccole dita

    che lo infilavano.

    Perduta è l’ingenuità

    di quei gesti!

    Carretti ricolmi

    d’ogni desìo,

    lenti avanzavano

    e parevano contenere

    un mondo.

    Ombrellai urlanti,

    che i loro parapioggia

    erano posseduti

    d’arcana virtù.

    E il sole afoso

    ardeva

    ogni esistenza.

    Dov’è

    quella luminosa vita?

    Dove

    quel procedere lento,

    per assaporarne senso?

    Un divenire esiziale,

    miserabile e incessante

    ha mutato anche te.

    Un abbraccione

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