16 gen 2013

A CHI MI GENERO'

Sandro BOTTICELLI - LA PRIMAVERA
Padre nostro che sei nei cieli,
e tu, madre nostra ... 
a voi che siete tutto, qui, sulla terra,
innalzo questa preghiera.
Padre che mi hai generato 
della stessa sostanza del padre,
sia santificato il tuo nome …
Ave a te, o madre, Maria, madonna, piena di grazie.
Tu, prena, la vita mi desti quel giorno, 
candido fiore,offrendo il tuo grembo,
generoso, cibo d’amore.Duri in terra 
il tuo regno…mia vita, e duri in eterno!
Sia fatta così la tua volontà…
Tu che mi ami senza misura,
come in cielo così in terra…
E da questo paradiso, o terra,
s’alzi la mia preghiera d’amore.
Che giunga al profondo dei cieli!


dacci oggi il nostro pane quotidiano,

come, madre, mi desti il seno tuo di latte.
Rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettemmo ai nostri debitori…
Così, padre, a gran voce, 
pretendi ch'io saldi d'amore il debito mio.
Io, che debitore  in eterno sarò.
Niente m'indurrà più in tentazione
perchè, padre, che sei sempre nei cieli,
per liberarci per sempre dal male
occorre che il mio desiderio,
domani, ricambi il desiderio
che tu hai un giorno esaudito
provando, una notte, desiderio di me.
Padre nostro che sei nei cieli,
ebbi anch’io la donna che di notte
pura m’amò, come te, che amasti
dell’amore più puro. Or nessun male
in questo cor si potrà più insinuare…

Ho rivisto e corretto questo post, a suo tempo pubblicato sulla repubblica indipendente

6 commenti:

  1. Bellissima questa idea di una "Madre Nostra"
    Ciao.

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  2. Perchè non riesco a sentire nulla di religioso o prettamente spirituale in questi versi? Perchè ci sento solo odore di vità, di terra, calore del sole, rumore d'acqua, giochi di luce ed ombre notturne? Perchè m'appare alla mente solo il grande cerchio della vita?
    Sono completamente fuori strada?
    Ciao :-)

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  3. Grazie, Paolè.
    Perchè se mai un dio esiste, cosa ci spinge a immaginarcelo nostra padre per forza?
    Non sarebbe, poi, un togliere qualcosa alla sua "totalità" ?

    Un abbraccio
    Piero

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  4. Cara Patrizia,
    hai colto davvero il senso di questa preghiera terrena. Tutta terrena.
    Non vorrei annoiarti con lunghe digressioni sul mio credo (o non credo) in qualcosa di divino.
    E' un tema, lo sai, che reputo molto importante; molti miei racconti riguardano questo rapporto fra il divino e l'umano.
    Ma temo di non saper andare oltre l'umano.
    Mi piacerebbe poter alzare una preghiera e chiedere aiuto ad un padre celeste, più potente di ogni cosa terrena.
    Ma non so farlo.
    Penso che dobbiamo pagarcele da noi le nostre azioni.
    Noi siamo liberi, nati liberi e viviamo liberi.
    Ma a tanta libertà corrisponde tanta responsabilità.
    Possiamo fare infinite cose, il bene ed il male.
    Ma le conseguenze delle nostre azioni le paghiamo prima di tutto, interamente di qua.

    C'è un al di là?
    Non ho molte speranze che esista. E se ci fosse sarebbe comunque un luogo soggetto alle leggi della natura. Leggi magari ignote. Leggi che governano un'altra dimensione dell'essere.
    Incomunicabili con questa dimensione.
    Credere ad un al di là che è fuori dalla natura mi sembrerebbe mostruoso, aberrante, inconcepibile.
    O, detta in altre parole, mostruoso, aberrante, inconcepibile, mi parrebbe ogni esistenza/consistenza metafisica. Mi sembrerebbe un tradire quello che già siamo, il divino che abita gli spazi della fisica.
    Non dobbiamo bestemmiare, mai, neanche contro noi stessi.

    Perciò, questa preghiera è, come ha detto tu con sintesi perfetta, tutta racchiusa nel grande cerchio della vita.
    Hai preso la strada perfetta.

    Un abbraccio
    Piero

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  5. Hai detto bene Piero, siamo liberi e in quanto tali, responsabili delle nostre azioni. In noi, in tutti noi, abita il bene ed abita il male e credo che questo dualismo sia connaturato nella nostra essenza e probabilmente ce lo porteremmo anche in un ipotetico aldilà, che quindi, non sarebbe perfetto nemmeno quello. Senza questo dualismo potremmo dirci uomini? Non credo, diventeremmo un'altra cosa, ma non più uomini. Cosa non so...forse dei noi stessi? E non potrebbe allora essere, questo nostro bisogno di divinità, una nostra inconscia aspirazione, una nostra proiezione di quel che vorremmo essere ma non siamo e mai saremo?

    Per ora siamo qua e "e le conseguenze delle nostre azioni le paghiamo qua. Non c'è scampo...e forse è giusto così.
    Abbraccio :-)

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  6. è così, Patrizia, io la penso proprio così.
    il mondo, la realtà, la vita.. sono inevitabilmente, inesorabilmente frutto, figli del senso che diamo ad essi. siamo noi, con i nostri sensi, con la nostra cultura, a dare la trama al nostro film...
    e noi siamo materia, mondo, natura...
    imperfetti...
    impasto inestricabile di bene e di male.

    siamo materia e spirito, ma non nel senso della metafisica, siamo tutta immanenza, sporcizia dopo la morte.
    non siamo sporcizia che si corrompe finquando siamo vivi.
    c'è un'energia, misteriosa e incompresa, che ci mantiene composto organico in perenne rigenerazione fintanto che siamo vivi.
    quell'energia da cosa è alimentata?
    non solo dall'organico biologico di cui ci nutriamo.
    si, cibo, acqua, aria...
    anche quelli sono mondo, materia, vita...
    da qualche parte nei Veda, nella religione indu, ho letto, si dice molto bene che quegli atti del mangiare, bere, respirare sono ... la linea continua che fa noi stessi parte continua dell'universo...

    il bene ed il male sono qua dentro.
    sono nelle conseguenze delle nostre azioni.
    sono difficili da separare e difficili da definire.
    non è questo il luogo giusto per sforzi di questo genere, e poi ci sono quelli, i filosofi, gli intellettuali, che lo saprebbero fare meglio di me.
    io mi limito a raccontare le mie intuizioni, a metterle in parole, che chissà, forse, a volte, risuonano graziose...
    ma noi, Patrizia mia, abbiamo lo stesso spirito.
    sappiamo che si vive una volta sola.
    e questo non ci mette paura.
    Anzi, al contrario.
    Ci riempie di energia, d'entusiamo.

    Capire, cercare di capire, questo è lo scopo supremo.
    E godere, gustarsi i giorni, i minuti, gli istanti...
    ecco, questo.
    questa è la nostra natura.
    il nostro impasto, la nostra materia.
    qui dentro c'è anche il bene ed il male che siamo...
    qualcuno ha già detto bene, siamo un legno storto, siamo quelli della bisaccia davanti e della bisaccia di dietro, vedenti per la prima e ciechi per l'altra, siamo quelli della trave e della pagliuzza...
    siamo imperfetti, sbagliati, storti...
    ma non c'è nulla di più bello che essere coscienti di vivere.
    il miracoloso, il divino, sta qui, sta in questa nostra unica cosa: la coscienza.
    consapevolezza di noi, degli altri, del mondo, della vita, della morte, del bene e del male...

    un bacio, Pat!
    Piero

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