21 gen 2013

KARL (Solfeggio n. 3)

UNA RELAZIONE PER UN'ACCADEMIA
Immagine da: http://www.igiornielenotti.it/?p=6082



Non so perchè, lui mi fa venire in mente Kafka.
E Darwin.
Kafka, al di là della temibile fama che si è procurato di questi tempi, sapeva essere anche caustico.
Al di là dell'introspezione, che può far male a chi non è abituato alle profondità dell'animo, come Karl, per esempio, Kafka ha saputo far sorridere mostrando il ridicolo che esiste nei palloni gonfiati.
Io trovo che Una relazione per un'accademia sia un capolavoro di realismo per descrivere ... certi gradi di evoluzione della specie.
Ce ne abbiamo tutti qualcuno presente; personaggi alla Rotpeter, scimmie evolute al rango di dotti sapienti, che stabiliscono l'ordine e la misura delle cose anche se la loro natura da primati non li ha ancora abbandonati del tutto.
Karl è uno così.
Lui allinea le sue banane sul tavolo, scrive una circolare per enumerare le modalità di computo che gli uffici sugli alberi, abitati da scimmie, devono adottare con le loro tozze dita insicure, e la inoltra.
Poi, si dovrebbe vederlo, con quale piacere ama mostrarsi in pubblico e mettersi in cattedra a predicare la filosofia contabile dell'enumerazione delle banane.
In evidente orgasmo da primadonna, da quel palcoscenico cattedratico sul quale rappresenta la farsa del professore, quando apre la bocca, emette dei suoni, però, che tradiscono la sua natura.
No, dico, nel senso che, è evidente, non può essere un uomo, questo si vede, anzi, si sente.
E, però neanche una scimmia.
Il tradimento è questo.
Neanche alla sua natura di scimmia si attagliano i suoni di quella voce che si srotola da là sopra.
E allora mi viene in mente Drawin.
E il suo errore, inconsapevole, forse inconscio, di ottimista positivista, ma grave.
Lui, si sa, lo sappiamo bene anche noi degli uffici inferiori e superiori, ha dimostrato che l'uomo è un derivato dell'evoluzione.
Ma la sua rosea ubriacatura d'ottimismo lo ha portato a concionare che quelli, gli uomini, derivano tutti dalle scimmie.
Tutti primati, chi più, chi meno,  in alto sulla scala di un'ipotetica evoluzione verticale.
Ma gli sarebbe bastato ascoltare una lezione del professor Karl.
Cosa che, senz'altro, sarebbe stata evidentemente impossibile, considerata la diacronia fra i due soggetti, alla quale si sarebbe potuto porre rimedio, comunque, guardando meglio tra i colleghi in accademia.
Il mio Karl non è certo il primo, nè sarà stato l'unico, nè il solo, a mostrare segni così evidenti di discendenza da una specie diversa.
Io stesso, per esempio, in fede mia, potrei testimoniare di aver conosciuto discendenti da numerose specie diverse.
Ci sono quelli che discendono dalle lumache, li conosciamo, viscidi e scivolosi, che lasciano una scia appiccicosa di bava lungo il loro camino.
Poi, ci sono quelli che discendono dai maiali, tanto è ancora evidente la loro abitudine a grufolare nel fango.
Ma ce ne sarebbero ancora altri, discendenti dalle jene, dagli avvolti, dagli struzzi...
Ce n'è anche di altri tipi speciali, quelli che Kafka ha fotografato con la sua pellicola sensibile.
Quelli che vengono dagli scarafaggi.
E poi quelli che vengono dalle talpe.
Ma, voi mi chiedete, Karl da quale specie discende?
... ...
In realtà lo devo ancora capire...

2 commenti:

  1. Non so perchè ma Karl...mmmh mi ricorda qualcuno...anzi forse più di uno.
    Però che strano, pure io ultimamente sto cercando d'individuare l'origine di qualcuno. Ho individuato molte lumache. Ma quante sono le lumache! Non ne avevo idea!

    Però sai, mi viene da fare anche un altro pensiero: che in fondo siamo noi a cercare ed attribuire ai poveri animali caratteristiche umane. E credo sia un'ingiustizia. Solo per onor di verità questo. Lo so che è un modo figurato per rendere chiari certi concetti. Ma chissà cosa direbbero gli animali di noi, a cosa ci paragonerebbero? Domanda sciocca lo so...ma ogni tanto ci scappano anche queste :-)
    Ciao Piero, un abbraccione

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  2. Si, si, le lumache, i maiali, gli struzzi, i cani, gli squali, gli sciacalli, le jene, i falchi, i topi e le zoccole, le formichine, le volpi, le aquile, i pavoni, i coccodrilli, i cuori di leone e le tigri ... sicuramente me ne dimentico qualcuno.
    Sono in tanti.

    Cosa penserebbero di noi uomini loro, gli animali?
    ... Per fortuna non parlano.

    Mi fai venire in mente, però, una storia, non mi ricordo bene, un racconto.
    Un visitatore allo zoo.
    La scimmia attaccata alle sbarre della gabbia, che guarda fuori.
    E la difficoltà di capire qual'è la vera gabbia e chi ci sta richiuso.
    Ti ricordi tu qual'è la storia?

    Un abbarccio,
    Piero

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