31 gen 2013

PILLOLE AUTOBIOGRAFICHE (6)

Peter Pan a Roma - 1/2/2012


In fondo, mi dicevo pensando tra me e me, le pillole, in questa strana confezione, dovranno, alla fin fine, essere una cinquantina in tutto.
All'incirca una per ogni anno di vita e così, più o meno, tenendo conto di qualche pillola "multipla" o "plurima", ci avviciniamo a quel numero.
In termini di pillole, fa una cinquantina.
In termini di anni, più di mezzo secolo.
Terribile constatazione, mortificazione del mio Peter Pan, eterno ragazzo!

Quante pillole ho messo nella scatola finora?
Cinque?
Questa è la sesta, allora, del blister.
E penso che, per continuare a riempirlo, sia il caso di cominciare a compiere la parte più difficile del lavoro.
Parlare dei tempi più recenti, dell'oggi, al massimo di ieri, ier l'altro, non più lontano di lì.
Per paradosso mi sembra più facile tirare fuori i ricordi più remoti, le sensazioni che la chimica dei ricordi, di tanto in tanto, fa riemergere , a volte improvvisamente, dal profondo della memoria.
Sono la meraviglia, la nostalgia, l'impressione d'incantamento, in quei casi, a rendere forte l'esigenza di mettere sul foglio - rectius, la pagina - la penna.
... (pausa di riflessione)
No, non di penna, si tratta, ma di tastiera.
Le due parole descrivono mezzi tecnici differenti, che disegnano epoche piuttosto distanti ... 
Questa distanza, però, non si misura solo sulla scala del tempo, mesi, anni, decenni ...
Sembra molto più vasta se la guardo attraverso l'abisso che c'è fra una penna ed una tastiera...

Non di ricordi, si tratta. 
Questa è una pillola di vita corrente.
Riguarda il 2013.
L'oggi.
Parlarne è il compito più difficile, il più temibile di tutti, il più tremendo.
La confessione del presente è come la presa diretta con la scena di un delitto.
Tracciare la rotta di ciò che avviene sotto i nostri occhi esposti sull'immensa vastità del nostro essere, è la più ardua delle imprese.
Perchè, questo oggi, ogni oggi che arriva e che accade, è come un attimo, come un unico istante diluito nel tempo, una goccia di cui ho deciso di parlare, e per parlarne devo separarla dall'immensa massa acquorea dell'oceano della vita, della mia vista che scorre, si muove, tempesta o si rasserena...
L'oggi, il giorno di oggi, posso frammentarlo in una caleidoscopica molteplicità di immagini individualmente impersonificate in uno specifico soggetto, ognuna divisa e separata dall'altra, ognuna ontologicamente appartenente ad una natura a sè propria...
Quell'oggi, invece, se oggi lo chiamo con il suo nome generico di oggi, lo posso invece condensare anche in un solo unico ricordo, in un'unica icona  sacra, simbolo e totem dell'unico evento memorabile della mia vita vissuta, oggi, se mi va.
Scelgo io, come mi pare.
E comunque, qualsiasi scelta, al riguardo, io decida di fare, non mi sento per niente sicuro di saper, così, distillare, in un modo o nell'altro, il vero valore di questa giornata di oggi, se voglio mettere anche quest'oggi in relazione al resto dei miei ieri passati, frammenti di vita trascorsi, perle preziose che, unite, formano la una lunga preziosa collana che chiamo esistenza.
Può sembrare ovvio tutto questo, comunque, no?
Che stai dicendo, povero Peter Pan ferito?

Non sembri strano, invece, che la stessa sensazione di spaesamento resti immutata, anche se estendo la considerazione appena svolta all'intero anno trascorso.
Un anno che s'inanella in quella mostruosa costruzione che inesorabilmente traballa e pende ormai verso il basso...
Un anno dai contorni sfumati, sfuggenti, evasivi... fantasma di quegli anni che furono quegli anni che, ansioso, cercavo di collezionare, diamanti lucenti, preziosi, perfetti...
Ora quella collezione la tengo chiusa in cassaforte.
Non passo più ad ammirarla ogni giorno.
Neanche ogni anno...
Ecco, lo straniamento di un anno, di un intera rotazione dell'asse terrestre.
Quel giro di giostra, è iniziato, e ormai finito, durando, in tutto, 52 settimane.
Come sempre.
Allora, quando quel giro era all'inizio ... era, dunque, già un anno fa.
Un anno fa ...
Allora erano i giorni della merla...
Nel 2012.


Cliccando sul simbolo del meteo si apre il video delle previsioni del 31 gennaio 2012.
Era un martedì, quel 31 gennaio, questa è la prima precisazione.
Oggi, invece, è già giovedì.
Un sollievo, almeno per chi attende che la settimana finisca.
Senza tener, però, nel giusto conto che ogni settimana che se ne va, poi, più non torna indietro...
Piccola lacrimevole considerazione del Peter Pan immalinconito.
Comunque, fatti in là, piccolo essere egoista.
Ecco, dunque, dicevo.
Il 31 gennaio 2012 era martedì.
Il tempo volgeva decisamente la brutto.
La merla si sfregava le ali.
Pioggia e gelo.
Attesa di neve.
Disagi.
Il solito caos che accompagna queste situazioni nelle nostre città che non sopportano più, ormai, lo stress a cui le sottoponiamo come volessimo farle soffrire per forza.
No, non il solito caos.
Quelli del 2012 furono giorni della merla molto peggiori del solito.
Ma la poesia si nasconde anche sotto quel velo di caos.
La neve... cadde davvero, in quei giorni della merla ed in quelli immediatamente successivi.



Fu uno spettacolo meraviglioso.
Almeno per me.
La città era vestita a nozze.
Un vestito bianco la rendeva innocente e pura come forse prima non era mai stata.
Le brutture, la stanchezza, le ferite, le rughe ... tutto nascosto sotto un make-up di fascino straordinario...
Un incantesimo di breve durata.
Nella giungla, ogni momento, si svolge una sanguinosa lotta continua fra le infinite forme di vita che si contendono la supremazia sulle rigogliose forme della natura.
Così, la lotta, anche, si svolse sulla superficie più insondabile e nelle profondità più inesplorabili della città...
Forze incontrollabili s'impadronirono di quella maschera di bellezza e restituirono ai nostri sensi la rumorosa confusione dell'oggi, sempre uguale a se stesso, invariabile, inesorabile.
Ma qualcosa rimane di quella maschera.
E chi se lo scorda più quel candore, nel gelido sguardo dell'infantile creatura giocosa in cui, per miracolo, si era trasformata la giungla che chiamiamo città?

6 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Era questo, cara Paola, il tuo gradito commento. L'ho ritrovato nella mail; non era sparito del tutto.


      Caro Piero, quanti ricordi, quanta neve, il nevone è stato chiamato qua.
      Io ero tra la disperazione, con montagne di neve da spalare, temo che tutto il mal di schiena che ho avuto quest'anno derivi dal nevone, che fatica!
      Però avevo anche una specie di allegria, di spirito frizzantino...ho costruito un pupazzo di neve e pure l'ho fotografato, mi sa che ti copio ancora e scrivo una paginetta di diario sul nevone :)
      Ciao Piero

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    2. Ciao, Paolè.
      Così ti rispondo.
      Beh la neve mette tanta allegria.
      Certo, poi restano i cocci da mettere a posto e per questo è davvero terribile.

      A Roma, l'anno scorso oltre ai danni naturali ci furono pure quelli dello show fra il sindaco e la protezione civile: pensa per venti centimetri di neve, chiusero le scuole per una settimana intera!!! Non sapevo se essere più arrabbiato o se crepare dall risate...

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  2. Mi si è cancellato il commento, volevo solo dirti che io ricordo il nevone fra la disperazione e l'allegria.
    Ciao Piero

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  3. Eh, sì...chi se la scorda più? Dici bene caro amico. Un istante, un momento già passato, già vissuto eppure ancora presente, intatto dentro e non solo per merito delle immagini bellissime che fermasti allora e che ora hai riunito in questo suggestivo video.
    Intatto dentro, come ogni momento bello, felice, o doloroso e sofferente della nostra vita. Ognuno di essi ci ha fatto arrivare fin qui, con le nostre certezze e le nostre domande, con le nostre ferite, le nostre testardaggini ed ostinazioni di piccoli Peter Pan. Attimi che sono, come tu scrivi "... come un unico istante diluito nel tempo, una goccia di cui ho deciso di parlare, e per parlarne devo separarla dall'immensa massa acquorea dell'oceano della vita, della mia vista che scorre, si muove, tempesta o si rasserena..."
    Quella goccia, come tutte le gocce, quando cade forma anelli concentrici che s'allargano...s'allargano... finchè diventano un tutt'uno con l'acqua circostante e non riusciamo più ad isolarli. Ma questo succederà più tardi, molto più tardi... :-))
    Un grande abbraccio

    P.S. (perchè nessuno ha mai pensato a delineare un equivalente femminile di Peter Pan? Chissà come sarebbe?)

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  4. Cara Patrizia, proprio ieri sera ho rivisto il tuo video con le foto della neve dell'anno scorso.
    Forse da voi, su al nord, fra i lupi e gli orsi polari, siete più abituati alla neve, noi, invece, qui da noi, abituati ai leoni e le antilopi che corrono liberi nella savana, giocando al crudele gioco del cacciatore e della preda, mentre cercano di sfuggire alla siccitosa stagione invernale, noi, qui, invece, dicevo, restiamo stupiti di fronte al miracolo della neve...

    Il tempo è una stana categoria del pensiero, o forse dell'anima.
    Sembra di avere chiaro il suo senso, di sapere cos'è, e, invece, come diceva mi pare S. Agostino, se lo vuoi spiegare a qualcuno, fossi anche tu stesso, sfugge ad ogni definizione...
    Ci perdiamo, andando appresso a quegli anelli che tu descrivi, che corrono sul mare dell'esistenza, del tutto... le gocce si allargano, di cerchio in cerchio, fino a sommergere tutto, come un'immane tzunami del quale finiamo travolti...

    Ma questo, come dici tu, succederà più tardi, molto più tardi... e quando succederà, noi non ci saremo più...
    Adesso Peter Pan fa il tristagnolo...

    Un Peter Pan al femminile?
    Beh, per certi versi, non sarebbe un'idea sbagliata.
    Se Peter Pan è l'eterno infantile che c'è in ognuno di noi, certi modelli femminili superano di gran lunga certi maschietti.
    Penso a quelle signore di una certa età, che anzichè vedere la bellezza che si deposita sul loro corpo e si condensa, si rifanno le linee di labbra, naso, zigomi ... eccetera... senza preoccuparsi di diventare visibilmente ridicole... forse chi ha creato Peter Pan (già, ma chi l'ha creato?) ancora non aveva mai visto certe ridicole maschere umane... forse a quei tempi non c'era neanche la tivvù.
    Oppure, il personaggio di Peter Pan ha a che fare con qualcosa di più psicologico, più interiore, più profondo ... meno epidermico (nel senso di fisico ... lifting et similia), insomma.
    E, così, il bambino che non vuole crescere ha le fattezze di un uomo, di un rude uomo di battaglia, di un duro, macho, violento, insensibile al dolore e noncurante del rischio, insomma un uomo che non deve chiedere mai!
    Slavo mettersi a piagniucolare fra le braccia della madre-moglie-amante-compagna (possono essere diverse di numero, opppure anche ... restringersi in una sola) appena una linea di febbre o un mal di testa, o un pensiero malinconico, o ... un'impasse imprevista...

    Ma, sai, potrebbe anche essere che Peter Pan non sia nè maschio nè femmina...

    Non vorrai mica aprire un'altra, annosa, disputa sul seso degli ingeli, no?

    Un abbraccio,
    Piero

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