22 mar 2013

FIABA DI UNA FARFALLA

Antonio CANOVA - AMORE E PSICHE STANTI


Alle volte la vita, la vita...
La vita alle volte è maramalda davvero...
Ti ho incontrata stamattina e davvero non avrei voluto incontrati.
Ti ho sognata stanotte, eri bella come una dea.
Eri il sogno più bello, quello mancato...
Ti ho pensata per tutto il viaggio, sbuffando, sperando di non incontrarti.
Ho maledetto il cielo, stamane, mentre, per strada, m'avvicinavo a quel grande portone.
Mentre giravo attorno a quel grande palazzo, stamattina imprecavo.
Alzando gli occhi al cielo, pensavo fra me, che proprio stamane mi doveva toccare di venire da te.
Io volevo, ma non volevo venire.
Non volevo vederti e neppure incontrarti.
Il mio sogno voleva restare egoista, padrone assoluto nel suo recinto sicuro.
Non volevo vederti e neppure incontrarti, eppure non desideravo altro da te.
L'ho desiderato da sempre.
L'ho desiderato col mio silenzio senza parole.
I miei muti pensieri volano liberi nella città incantata dei sogni.

Alle volte la vita, la vita...
Alle volte è maramalda davvero...
Non c'è modo, speranza, non c'è scampo, difesa.
Ti ho incontrata, stamane, eri bella, una dolce madonna.
Il tempo non è passato sopra di te, in questi anni non ti ha neppure sfiorata.
Eri il sogno incompiuto, eri bella, una madonna incantata.
Ero sicuro che ti avrei rivista, stamane identica a un sogno, uguale, come quando ti avevo lasciata.
Non ti ho mai abbracciata, non ti ho stretta, il mio cuore non batte per te.
E sei entrata nella mia vita anche se non ti ho mai dato le chiavi.
Non volevo vederti, stamane, non volevo neppure incontrarti.
Ero sicuro che mi avresti ferito.
I tuoi occhi, la tua pelle, il desiderio che profuma di grano son le lame che hai affondato nella mia carne.
Il mio sogno voleva restare da solo a sognarti, geloso.
Per questo sbuffavo, stamane, varcando la soglia di quel grande portone.
Mi sei apparsa, madonna, con un corteo di damigelle d'onore.
Scomparivano davanti al fulgore del tuo corpo di donna da stringere forte al petto che batte.
Ti ho desiderata, sbuffando, sperando di non incontrarti.
Ti ho desiderata in silenzio in tutti questi anni.

Alle volte la vita, la vita...
Alle volte la vita e maramalda davvero...
Non c'è speranza, non c'è via di farla star cheta.
Il tempo che scorre come un fiume impetuoso ci travolge a nostra insaputa.
Ti ho cercata in silenzio, evitando di fare rumore, per non spaventare il tuo povero cuore.
Lo spavento del mio m'impediva di dichiararti l'amore d'un cuore in catene.
Non vole tenerti in prigione in una gabbia per non farti fuggire più via.
Volevo vederti volare spensierata farfalla nell'azzurro del mio cielo pulito.
Il desiderio del tuo corpo leggero ha vissuto la sua lunga vita in silenzio.
Ed ora ti ho nelle mani leggera vibrazione dell'aria.
Ora che ti ho fra le mani devo sbrigarmi a lasciarti andar via.
Vola libera, felice farfalla, non posso tenere i tuoi battiti stretti fra le mie braccia come pure vorrei.
E come potrò mai dirti che il mio mio desiderio vuol essere l'aria che ingordamente respiri?
Muto silenzio. 
Forse potrò accontentarmi di un chiassoso "buongiorno" al mattino?

4 commenti:

  1. Che bel post Piero, insolitamente gioioso, bambinesco, tu al contrario sei sempre un po' severo, mi hai fatto pensare più a una rondine che ad una farfalla.
    Ebbene, è primavera ed io vorrei che una rondine ti sfrecciasse accanto salutandoti.
    Ciao Piero.

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    1. Grazie, Paolè.
      Hai visto?
      La primavera fa i suoi miracoli, come anche la vita.
      ... Lo sai che al mare le rondini di divertono a giocare sul mio balcone? Passano sfrecciando come bolidi di formula uno, fanno le evoluzioni, si nascondono in un anfratto del muro e poi scappano libere come bambine felici... la mattina presto spesso mi capita di stare a vederle (e anche subirle un poco, per la verità)...
      Un abbraccio e buona domenica
      Piero

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  2. Questa volta...è davvero un enigma. Il racconto scivola fluido, apparentemente chiaro. Eppure ho l'impressione ci sia dell'altro. Ho l'impressione che bisogna grattare la superficie del quadro per trovare la soluzione.
    O forse no, forse è solo una fiaba nata da un'immagine incontrata per caso, una frase sentita, un'idea improvvisa...e tutto è lì, chiaro, così come appare.

    Questo tuo racconto, mi fa pensare alla bellezza del sogno, che un po' si consuma quando il sogno diventa realtà: un po' come quando da bambini, desideravamo tanto qualcosa e quando poi l'avevamo tra le mani, non ci sembrava più così bello...
    Ciao :-)

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    1. Eh, si, cara Patrizia, questa è la vita, la vita vera.
      La vita che travisa nel sogno.
      Le due ... bambine (la vita ed il sogno, posso chiamarle bambine? si, per me tanto lo sono) portano tesori imprevedibili, che aspettiamo e che pure vorremmo sfuggire perchè le emozioni, i sentimenti, hanno anche un loro peso, una loro forza d'urto...
      Ciò che desideriamo di più, a volte, è combattuto aspramente da una parte di noi stessi, vorremmo sfuggirlo e, allo stesso tempo non vediamo l'ora che arrivi...
      il desiderio è conturbante, è attesa e lotta, è immaginare ed esser ciechi, è correre e restare paralizzati...
      Amica mia, ognuno di noi ha un desiderio nel cuore, almeno uno, che non può esaudire; anche tu, ne sono certo.
      Pensa a quello.
      Quanta lotta, quanta durezza, quanti sforzi per reprimere quel testardo fanciullo che dispettosamente corre a nascondersi per poi ricomparirci davanti all'improvviso, nudo, provocante, sempre più forte?
      Siamo sicuri di poter vincere noi quella lotta?
      No, amica mia, nessuna sicurezza.
      Ma è questo che rende la vita più bella.
      E' come cercare di stringere le ali di una farfalla: chi non è un assassino sa che non potrà mai farlo senza uccidere la povera creatura. E quindi si deve trattenere, deve torturare quel desiderio che è acuto come una tortura...
      Solo gli artisti possono stringere quel velo in cui si compie il desiderio più puro, più forte, più erotico, più umano, più bello.
      E c'è anche un altro aspetto, che mi piace, che fa traboccare di meraviglia il cuore di un poeta.
      La lotta che si instaura, che a volte si può instaurare fra quel desiderio ed il sogno.
      Non sono la stessa cosa e non si nutrono della stessa sostanza.
      Il desiderio si ciba di carne, di vita, di calda materia, profumi, umori, sapori ancestrali...
      Il sogno è ascetico, anacoreta, solitario, si nutre di ... sublimitudini immateriali, di sensazioni così intense da sopraffare un corpo in sonno, ma anche così pronte a fuggire, a dematerializzarsi a sfumare...
      Hai provato anche tu, no, nel sogno quelle sensazioni così intense che ti fanno varcare la soglia della fisicità del corpo.
      Un semplice sogno, un gesto, un bacio, ad esempio, acquisisce una potenza atomica, esplode portandosi appresso il corpo in una dimensione altra, in un altrove dove la chimica dei sensi risponde a regole amplificate, sovraccariche di scariche e vibrazioni...

      E pensa un pò, che lotta fra quei due cavalieri con le loro armature dorate!!!!!!

      Un bacio, Pat.
      A presto.
      Piero

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