2 mar 2013

FIABA DELLA PRIMAVERA


William-Adolphe Bouguereau - Brezza di primavera, 1895

Sfioro la tua pelle.
Il volto tuo tiepido, d'un leggero rossore s'emoziona.
Le mie dita tremano sul levigato seno tuo.
Pallida bimba.
M'offri il tuo primo bacio d'amore.
Una lieve ferita si disegna all'angolo della delicata tua boccuccia.
Acerba innocenza.
Purezza dell'acqua di fonte.
Casto volo della prima garrula rondine.
Nervoso sorriso di bimba.
Stupore che scopre il sapore del mondo nudo sotto il nero manto d'inverno.
I tuoi petali sono freschi.
Fragranza di tutte le essenze dei fiori.
Con la lingua accarezzi, casta, dietro i candidi dentini di bimba, lo stelo perduto d'un frastornato filo d'erba di campo.
Il vezzoso ornamento delle tue ciliegine non ha mai preso il calore del sole.
I tuoi occhi si sono fatti di cielo.
L'azzurro profondo del giorno morente scolora nel giallo mentre si alza il desiderio della sera che scende.
T'ho guardata.
Andavo e m'ha preso la mano.
M'ha catturato il tuo sguardo viola del cielo che scolora di sera.
Or donna ti sei fatta.
Dei color della passione s'è presa la notte.
Un bagliore diafano t'illumina le gote.
Uno spirito intorno t'aleggia leggero.
Il tuo abbraccio mi prende.
Il tuo odore denso m'avvolge.
E' odore di donna matura.
Le stelle intorno s'affollano, nascoste dietro un sipario calato.
Sento il respiro tuo, il tuo soffio mi scompiglia i capelli, un brivido acuto mi scuote.
Mi prendi mentre sono ancora per strada.
Le scie dei motori mi ronzano intorno.
O è l'emozione che non riesco più a sostenere?

La tua pelle.
Ho la tua pelle sotto le labbra.
Sento il sapore del tuo seno di pesca matura.
Oggi sei ancora una bambina immatura.
Una pesca aspra e inesperta.
Aggrappata al tuo albero tieni stretta il ventre succoso.
Non conosci ancora l'amore aperto del sole. La sua calda carezza, il sudore che scorre, scende... s'insinua confuso ai succhi densi d'amore.
E' desiderio di porpora, rubino di fuoco, smagliante supremo sguardo di donna.
L'ultimo bagliore d'inverno sfuma nel bocciolo che timido s'offre alla mia bocca.
Il primo tepore accarezza la gemma che s'è indurita appena sul ramo.
Nel cielo treman le stelle ancora lontane. Si godon lo spettacolo eterno dell'amore senza pudore, l'eterno ciclo di vita.
Un misterioso richiamo unisce Bellezza e Piacere.
Il desìo d'una rosa carnale che attende impaziente il suo sole ancora lontano.
Il languido inverno sospira ora e poi muore. E' la prima carezza di primavera, stasera.
La chimica della natura esplode in  mille bagliori di gioia.
Bevo latte e miele dalle tue coppe verdi di vergine.
D'amor nettare che inebria, aria che sazia, voluttà che scorre giù nella gola profonda, più giù, fino al centro più profondo del cuore.
Ombre pudìche nascondon le carezze di due canarini che gorgheggiano assorti sopra un ramo che trema.
Il loro canto inebriante inonda d'amore il mondo che, sordo, cieco, intorno, se ne resta. 
Gli amanti gorgheggian felicemente legati.
Il velo di Venere or cade, in questa prima sera di primavera.
La perfezione si bagna languida nel fiume ch'è turgido d'invernali correnti.
Un giovanetto s'è assiso ad ammirare lo sboccio dei sensi divini sulle gorgoglianti rive di ruggente piacere.
E' il dio dell'amore.
Le dita sono antenne che attendono l'onda che farà vibrare la sua corda armoniosa.
La dea si volta offrendosi morbida.
Si stende e s'offre piena di grazia.
Il giovane s'accosta.
Ha una freccia al suo arco teso.
Un abbraccio si rotola spensierato nel verde dell'erba che ride felice.
Il corpo del giovane scompare tra le braccia della dea in amore.
L'amore s'è fatto primavera.
Il suo seme s'è sparso qui sulla terra.

2 commenti:

  1. Sensuale e piacevolissimo questo tuo primo incontro con la primavera. Perchè mi par di capire che questa fiaba sia nata da un incontro di sensi e bellezza, magari durante una passeggiata. Una di quelle che ti svelano la bellezza in ogni angolo nascosto, una di quelle che ti perdi in un groviglio di sensazioni, con i sensi acuiti e un vago sentore di felicità che sembra scalpitare per poter uscire e mescolarsi a tutta quella semplice armonia-
    Questi primi giorni di sole, sono sempre quelli, si ripetono ogni anno uguali. Eppure...che potenza ristoratrice hanno! Ogni volta ci lasciamo prendere con la stessa intensità, come se mai li avessimo visti, toccati, odorati. Come se anche noi nascessimo ora. E ci perdiamo in questo stupore bambino...
    Un caro abbraccio

    P.S. Bellissima la conclusione.

    RispondiElimina
  2. Si, cara Patrizia.
    E' la primavera, che rinasce ogni anno e noi, con la nostra chimica, rinasciamo ciosì, insieme a lei, ogni anno.
    A sentirli, i nostri ritmi interni, ci accorgiamo di quanta ricchezza abbiamo.
    E se invece non stiamo a sentirli perdiamo il vero tesoro della nostra vita...

    La primavera, sarà forse perchè inesorabilmente invecchio, la sento sempre di più come una vibrazione del corpo.
    E' un attimo.
    Colto per caso, durante una passeggiata: si è il momento in cui questa percezione avviene, di solito. Sarà perchè è il momento in cui uno può ascoltare se stesso.
    Ogni volta arriva, in anticipo su ogni scadenza del calendario, la sento nella bocca, nel sangue, sulla pelle.
    Ma ormai è che sto davvero cambiando.
    La vecchiaia, chiamiamo così quest'altra età, permette di sentirsi meglio, di ascoltarsi con più attenzione, di leggersi con più passione.
    Anche il corpo adesso parla.
    Lo dico nel senso più bello del termine, senza alcuna prurigine, senza provocazione.
    Accade come succede per gli alberi sulla strada di casa, che fioriscono prima timidamente e poi si mostrano pieni di tutta la loro carnale linfa profumata.
    Eppure anche loro hanno i loro anni.
    Chissà, forse hanno la mia stessa età... forse di più.
    Ma se la primavera produce su di loro questi effetti, perchè non può essere per me?

    Un abbraccio di cuore,
    Piero

    RispondiElimina

I commenti sono graditi