20 mar 2013

IL GOVERNO OMBRA DELLO STATO DI CACANIA


Leonardo da Vinci - CARICATURE


Non si deve pensare che un territorio fantasma sia necessariamente  disabitato o che debba restarlo per sempre. 
E neanche che lo sia stato da sempre.

Una volta dispersi tutti gli abitanti e rimasta deserta l'area che una volta aveva conosciuto i fasti dello Stato di Cacania, si potrebbe immaginare che lì, ormai, non ci sia più alcuna forma di vita.
In verità, a ben guardare, in quella zona vasta e florida regione che una volta ebbe il nome nobile ed alto di Cacania, la vita è tornata a pullulare frenetica come era ai tempi di una volta, prima della dissoluzione dello Stato susseguente al voto parlamentare senza esito.
Si ricorderà il triste destino del paese; è stato raccontato con dovizia di particolari e fedeltà assoluta agli eventi dal cronista che aveva avuto conoscenza diretta degli accadimenti.
A dire il vero, la vita, ora, lì, ha preso forme nuove, diverse assai da quelle precedenti, anche se un occhio poco allenato potrebbe essere, di notte, tratto facilmente in inganno.
In realtà molte cose sono molto cambiate con il passare degli anni... e in effetti è passato un periodo così lungo che pare quasi duecento anni fa...
Le strade, ora, le case, i palazzi del potere, le grandi piazze, le insegne regali scolpite sui marmi degli archi trionfali  al centro degli snodi urbani più importanti ... di quelli che una volta erano stati gli snodi cittadini più affollati e trafficati, tutto è consumato, tutto, poco a poco, si è tramutato nella densa polvere della pietra erosa dal vento.
Una piana desertica, adesso, ha preso il posto di quell'area che una volta era stata rigogliosa e fertile e che una volta aveva conosciuto i segni più evidenti dell'alta civiltà di Cacania.

Molte cose sono cambiate, ora.
Lì, in quella terra che una volta aveva avuto il nome altisonante di "Stato di Cacania" la vita, le forme di vita che attualmente  è possibile trovare cercando molto bene sotto i segni del degrado e della consunzione, sono molto diverse da quello che di primo acchito ci si potrebbe attendere.
E' un popolo di fantasmi quello che ha scelto di vivere in quella landa che giace, a prima vista, nel buio, desolata.
E' possibile osservare gli strani abitanti che ora popolano quei territori, ma ciò  è possibile solo di notte.
Ci si può accorgersi dei movimenti attenti e delle abitudini riservate di quella strana popolazione solo quando se ne vanno in giro al calar della sera, anzi, ancora dopo, quando le ultime ombre lunghe e deformi finiscono di  trasformarsi nell'oleosa pece notturna.
Li si può vedere indossare abiti ed assumere portamenti come quelli di qualsiasi  altro cittadino, in una qualsiasi altra città d'uno stato contemporaneo qualsiasi.
I pantaloni e le camicie colorati, le gonne che lasciano scoperte le gambe che corrono veloci, le camicette semitrasparenti da cui traboccano forme ora prosperose ora acerbe...
Tutto, a prima vista, è come se niente fosse accaduto.
Salvo che, a ben guardare, è strano a dirsi, questa effimera popolazione di fantasmi, questa manifestazione della vita senza anima e senza materia, fa mostra di sè soltanto nelle dense oscurità della notte.
Luci e lampioni, lampade e lampadari se ne restano ostentatamente spenti, come cicatrici di profonde ferite nere, rapprese e dure.
Eppure, guardandosi intorno, proprio lì intorno, dove il buio sprofonda nell'abisso delle tenebre, le forme dei corpi si addensano urtandosi e spingendo, come uno sciame di falene impazzite che si gettano dentro ad una nera fiamma guizzante.
Eppure quelle forme immateriali e senza corpo riescono a battere il tempo, a marcare il ritmo della notte, tutte insieme e tutte in massa, tutte al passo, come un gran corpo di ballo, come un plotone d'esercito in marcia, come un immenso corteo dietro alle sue alte bandiere nere...
Vanno come pecore nere che formano un'immensa nuvola informe.
Vanno come branchi d'insetti ciechi che sciamano ronzando...

Le istituzioni di quel potere, l'organizzazione della vita, nello Stato fantasma di Cacania, assomiglia molto a quello di qualsiasi altra nazione sulla terra.
Come dappertutto nel mondo, il presidente è espressione del parlamento ben organizzato, i governatori delle diverse regioni si affacciano ai balconi dei loro palazzi austeri per vomitare i loro discorsi melensi e vuoti, come in ogni regione di ogni altro Stato del mondo.
I capitani d'industria s'incontrano con i banchieri senza scrupoli nei salotti sempre fumosi delle associazioni e dei club esclusivi che servono sempre più spesso a coprire i sordidi accordi che si stipulano nel mondo degli affari.
I contrabbandieri di armi e gli spacciatori di droghe all'ingrosso vendono le loro merci di vana gloria e felicità sintetica, come sempre, nel corso di party affollati, dove i businessman sono vestiti di grisaglie eleganti e sono  accompagnati da starlette voluttuose di prima e seconda fila. 
Solo che lì, a Cacania, i corpi non sono fatti di carne, della normale corruttibile umana materia.
Sono impuro spirito, ectoplasmi che aleggiano come il fumo di pesanti candele.
Nello Stato di Cacania è bandita ogni forma di vita diurna.
Ogni abitante fantasma è proprietario di cantine sotterranee senza illuminazione o di bunker a prova di luce.

Nello Stato di Cacania, però, è difficile organizzare la vita politica.
A differenza degli Stati più civili ed evoluti, dove le trattative tra uomini politici di diverse parti o fazioni si svolgono alla luce del sole, sotto i riflettori, davanti ai flash luminosi dei paparazzi pagati dai mezzi d'informazione, nello Stato di Cacania, gli accordi si devono concludere per forza nell'ombra più fitta.
Il buio della storia non può essere rischiarato dal faro della conoscenza.
Un innocente incontro fra due contendenti di opposte fazioni politiche, in un paese normale prenderebbe le forme di una normale tribuna politica, di un banale e vuoto dibattito elettorale.
Nello stato fantasma di Cacania, invece, ogni incontro, anche casuale e fortuito viene costantemente frainteso e trasformato in una trama o un balletto che, chissà mai per quale perchè, non può che essere rosa, un balletto rosa balletto. 
O peggio, un faccia a faccia avvenuto per caso viene immediatamente  travisato dai media deviati in un agguato compiuto nell'ombra, un attentato simulato, un complotto invisibile o un malriuscito tentativo di golpe.

Eppure, a Cacania, non può accadere niente di male.
Data la speciale natura dei corpi senza materia, un vero attentato non potrebbe mai mietere vittime innocenti, nè esistono più quei corpi di carne preda ideale e innocente dei kamikaze armati di bombe alla nitroglicerina.
Le ombre dei fantasmi, a Cacania, hanno questo privilegio assai, sono ormai impermeabili ad ogni forma di morte.
Questo però non cancella i titoli dei giornali che, a dieci o dodici colonne, sparano le loro urla accecanti per informare dell'avvenuto agguato teso nel buio al governo retto dal primo ministro e neppure la macchina del fango che viene messa in moto contro i nuovi eletti di un parlamento anch'esso composto da fantasmi privi di qualsiasi consistenza corporea.

Domani si deve formare il nuovo governo fantasma.
Sono in corso le consultazioni, nel buio delle segrete stanze s'incontrano il vecchio fantasma del presidente dello Stato di Cacania - una lucida figura di fantasma pluri-ottuagenario ormai giunto alla scadenza del suo mandato - ed i rappresentanti di tutti i partiti del mondo degli ectoplasmi che tengono congresso a Cacania.
Uno ad uno - e deve essere una vera sofferenza per il vecchio fantasma presidenziale - saliranno al colle dove è previsto l'incontro.
Uno ad uno snoccioleranno, con il linguaggio criptico delle formule astruse di una politica convulsa e segreta, le formule politiche in base alle quali sarebbero pure disposti a concedere, sussiegosi e comunque superbamente riottosi, il proprio consenso alla formazione di un  nuovo governo e il susseguente voto segreto.
Peccato però che le formule astruse di quella politica umbratile siano così effimere e vane che nessun equilibrio governativo potrà durare più di un misero istante.
Nessuno si cura degli interessi delle masse di cittadini fantasma che ogni giorno, pardon, ogni notte, vivono in disperato silenzio quelle grame vite da zombie in una terra dimenticata dal sole.

Domani sarà pubblicato il giornale che recherà le ultime funeste notizie delle trattative nell'ombra per la formazione di un governo, ombra anch'esso di se stesso, a cui parteciperanno ministri, ombra pure loro, che si vergogneranno di far parte del più misero governo fantasma che abbia mai provato a governare lo Stato di Cacania.
Il direttore del quotidiano "la notizia" è un mesto giornalista che si è formato sui più crudi fatti di cronaca nera accaduti in quello stato fantasma.
Mi ha detto che si sente rassegnato.
Ha già allineato i piombi delle notizie per annunciare il fallimento di quell'inutile tentativo che, seppure riuscisse a durare più di qualche ora, resterebbe l'inane prova di governo di un popolo di ombre senza alcuna consistenza.
Sembrava piangesse, mentre al telefono mi annunciava le sue conclusioni.
Io, dagli schermi televisivi non posso trasmettere.
Nel buio i tubi catodici devono restare rigorosamente spenti per non creare disturbi nel regno delle ombre smateriali che abitano in questa landa desolata.
Da qui, di lontano guardiamo il re dello stato confinante, sontuosamente vestito di bianco che si affaccia alla finestra per salutare il suo popolo festoso che lo acclama come un santo salvatore.
L'invidia non abita nelle anime delle ombre.
Perchè le ombre, in realtà, un'anima nemmeno ce l'hanno.

2 commenti:

  1. Beh...che dire...racconto genere Fantapolitico? No, non direi, anche se potrebbe sembrare, direi "realpolitico", spietatamente realpolitico. Restiamo a guardare come proseguirà...
    Aldilà dell'argomento, su cui si potrebbe parlare per ore, "facendosi del male" :-) lo trovo un racconto molto ben scritto. Questo genere non mi è molto congeniale, eppure mi ha preso piacevolmente.
    Ciao Piero.

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  2. Si, il genere è ... realpolitica, bella definizione. La prendo.
    Spietata?
    Spero lo sia, almeno così i miei sentimenti "politici" di questo periodo sono più chiari.
    Gli italiani sanno bene come farsi del male, sono veri maestri in quest'arte!

    Per il tuo giudizio positivo ti ringrazio davvero, e non solo perchè fa sempre piacere (inutile dirlo, come tutti sono sempre tanto... come si dice? non mi viene la parola... ma insomma, si, mi fanno piacere le belle parole tutte per me).
    Ti ringrazio, anche - e forse soprattutto - perchè ho sempre bisogno di capire se e come funzionano le forme di questi miei racconti.
    E ti prego di essere sempre obiettiva, critica e chiara.
    Non mi fa male, anzi, la verità mi aiuta sempre parecchio.

    Un abbraccio, Pat.
    Piero

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