9 giu 2013

100 LIRE (PILLOLE AUTOBIOGRAFICHE 11)

Thanks http://lostin1950.blogspot.it/2012/01/juke-boxes.html


Ecco.
E' una dedica alla pagina che la cara amica Paola ha dedicato al suo 1975, al suo dolce amico Marco, a quelle canzoni scelte, per 100 lire, dal juke box.
Anche io, nella mia città, mettevo le prime 100 lire nel juke box.
Con gli amici, Pasquale, Antonio,Enzo, Riccardo...
Andavamo consumando il viale  e le scarpe.
Ci fermavamo per un calzone, per un gelato, per una gassosa, per un pò di musica...
Cento lire.
E il juke box andava.

Juke box

Un pò di confusione per scegliere, un piccolo conciliabolo, qualche sogno...
La moneta cadeva nella fessura e si dovevano schiacciare i pulsanti.
A, B, 48, 137...
Chissà, ricordo ancora bene qualche combinazione di allora?
No, no.
Sicuramente no.
Ma, un piccolo sogno, ed ecco...


Questa c'era quasi sempre.
Ritmo, forza, potenza della musica.
Erano il ritmo, la forza, la potenza dei nostri 16 o 17 anni.
Adesso c'è la monumentale biblioteca documentale di youtube a disegnare volti, descrivere folle e movimenti a ciò che, allora, potevamo soltanto immaginare...
Ma che immaginazione che avevamo, allora!





E come ci piaceva sognare, immaginarci il mondo, che viaggi riuscivamo a compiere con una mente più potente dei mezzi a disposizione.
Immaginavamo di conquistare il cuore della prima ragzza, di atterrare sulla luna, di diventare stelle luminose...
100 lire non erano altro che tre canzoni.
Un pò di ritmo, un pò di rabbia, un pò di sogno.
Un pò d'amore, un pò di fantasia, un pò di evasione...
Ma come è difficile, ancora oggi, scegliere solo tre canzoni, con quelle cento lire.
L'ultima, l'ultima è proprio la più difficile da scegliere.
Com'era la sigla.
AB 138.
No.
Era B39.
No, cazzo, non mi ricordo più.
Sarà l'età.
Sarà la memoria che non può sostenere uno sforzo così.
Sarà il pomeriggio che tende alla sera.
Il sole che ripiega piano il suo sguardo.
Le tende che oscillano lente, mentre la prima afa fa capolino in casa...
Non lo so...
Intanto, è un'ottima scusa per far andare questo joke box che gira nei miei ricordi, mentre le pagine di youtube danno la consistenza delle immagini ai ricordi sfuocati delle note cieche di allora...
Ecco, adesso, tac, titlàc.
B 139.
Scende il disco.
Piano il braccio con la puntina scivola silenzioso sul disco nero...
Gira, gira, vortica, veloce, va, vola...


8 commenti:

  1. Si in effetti nel juke box c'erano anche Hendrix e gli Zeppelin, ma d'estate quando il bar era affollato si era costretti a sentire prima le selezioni degli altri, dagli angeli nuovi a quelli neri ;) fortuna che arrivarono gli lp e inventammo i nostri luoghi di ritrovo che poi son diventati discoteche :mrgreen:

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  2. Non funzionano le faccine in google!

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  3. Accidenti...nel '75 avevo 14 anni...sembra una vita fa, anzi senza forse, lo è.
    Teneri questi tuoi ricordi, ed è bello riviverli, ogni tanto.
    Il juke box non rientra molto nei miei, non l'ho mai usato molto o forse non me lo ricordo. Che vuoi, con l'età succede. :-))
    Ma questo tuo post mi ha fatto invece tornare alla memoria i pomeriggi d'estate, le strade assolate e quei bar con le strisce di plastica alla porta, e le sedie colorate che ti rigavano le gambe, dove trascorrevamo le ore a chiacchierare sotto gli ombrelloni, succhiando ghiaccioli o gelato alla fragola.
    Più o meno, i sogni erano gli stessi e c'era sempre una canzone in sottofondo. Forse qualcuno aveva messo cento lire nel juke box... ;.)
    un abbraccione

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  4. Accidenti...nel '75 avevo 14 anni...sembra una vita fa, anzi senza forse, lo è.
    Teneri questi tuoi ricordi, ed è bello riviverli, ogni tanto.
    Il juke box non rientra molto nei miei, non l'ho mai usato molto o forse non me lo ricordo. Che vuoi, con l'età succede. :-))
    Ma questo tuo post mi ha fatto invece tornare alla memoria i pomeriggi d'estate, le strade assolate e quei bar con le strisce di plastica alla porta, e le sedie colorate che ti rigavano le gambe, dove trascorrevamo le ore a chiacchierare sotto gli ombrelloni, succhiando ghiaccioli o gelato alla fragola.
    Più o meno, i sogni erano gli stessi e c'era sempre una canzone in sottofondo. Forse qualcuno aveva messo cento lire nel juke box... ;.)
    un abbraccione

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  5. Beh, caro Paolone,
    si, il tempo era quello.
    Gli ellepì...
    Pensa, il mio primo ellepì è legato a una piccola storia personale.
    Il mio povero papà cercava di farmi imparare un mestiere; diceva che dovevamo fare la scuola, io ed i miei fratelli (ho un fratellino ed una sorellina piccolina piccolina), ma pensava che che dovevamo imparare a fare qualcosa con le mani.
    Allora mi coinvolse nell'iscrizione ad un corso per elettrotecnici.
    Un corso Radioelettra Torino.
    Ti ricordi? Facevano anche le pubblicità in televisione.
    Quei corsi avevano la parte pratica, oltre alle dispense. Mi mandavano a casa il pacchetto con i componenti elettrici per fare la mia prima macchina.
    E che scelsi di fabbricare?
    Il mio primo giradischi.
    Era un LESO, mi pare.
    Mono.
    Aveva uno chassì arancione.
    Lo montai.
    Pezzo per pezzo.
    E non funzionava.
    E volevo vedere! Io sono sempre stato un impedito con le mani, figurati, con il saldatore, lo stagno, i diodi ed i transistori...
    Ma alla fine, non mi ricordo più come avvenne, il giradischi cominciò a funzionare.
    (Poi, dopo un poco, presa un minimo di pratica, ci attaccai anche due casse supplementari, connesse a due bichi che feci nello chassì con la punta del saldatore... sento ancora nel naso l'odore acre del filo di stagno per saldare e della plastica arancione che si scioglieva come burro...)
    Il primo ellepì, anzi, il primo 33 giri, che misi su, era il mio primo disco, fu... questo, cominciava così:
    http://www.youtube.com/watch?v=RQzWNemeUw0
    (speriamo che il link mostri l'immagine, almeno; l'intero lp non l'ho trovato).
    Anche qui, sento ancora nel naso il profumo del vivnile, sento nelle orecchie il rumore scricchiolante del cellophane che si spezzava sotto le dita, il disco che girava sotto la puntina, mi ricordo le prime righe che danneggiarono il vinile...

    Insomma, Paolone, così cominciò per me la storia degli ellepì...
    Un abbraccio,
    Piero

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  6. Eh, carissima Patrizia; nel 1975 avevo 16 anni.
    Era, si, come dici tu, una vita fa.
    Ma lo sai, a parte che la memoria anche a me non ci coglie più tanto bene, ma in tante cose, ma tante tante, sono proprio ancora lo stesso di allora?
    Certo, forse non proprio in tutte - e non malignare, non confesserò mai quelle in cui ho disarmato, ormai; neanche sotto tortura - ma sono felicissimo di non essere cambiato, poi, più di tanto.
    Forse è la cosa di cui vado più orgoglioso di me stesso.

    Fra le cose così c'è anche la musica.
    Ecco.
    Certo il juke box non c'è più.
    E al suo posto c'è youtube.
    Ma nel mio MP3 e nel cellulare ho ancora tanta musica di allora.
    Proprio parecchia.

    A quello che ero allora si è aggiunto molto altro, amica mia.
    Le pagine del mio libro sono aumentate di parecchio.
    Ma, sai, alla fine, è una fortuna esser così.
    Ora come allora.
    Ma anche tutto diverso.

    Un bacione, Pat!
    Piero

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  7. Caro Piero, non sono della generazione dei Juke Box ma mia madre sì
    Attraverso lei ho ascoltato sogni, storie, sensazioni ed emozioni. Attraverso lei, ho sognato anch' io e vivendo questi tempi, devo dire che quella, forse, era vita vera
    Un grande abbraccio
    Mistral

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  8. Beh, non saprei se era vita quella o questa.
    Quella, certo, era una vita che non tornerà più indietro, tempi resi favolosi e mitici anche dalla nostalgia cell'età che passa.
    Io non ho vissuto i fatidici anni '50 se non per pochi giorni, e nei '60 mi sono .... come dire, fatto grande.
    Nei '70 c'erano i juke box, cantavano, suonavano e mettevano allegria.
    Poi è arrivata l'elettronica.
    Che ha cambiato tutto.
    E oggi di musica e mezzi di ascolto ce n'è tanti e così numerosi che non resta altro che l'imbarazzo della scelta.
    Solo che a quei tempi una cosa era diversa, una cosa molto importante: piacesse o no, chi metteva cento lire per una canzone o due, pagava dieci minuti di musica a tutto il bar.
    Oggi, invece, con quelle maledette cuffiette, ognuno di noi è un mondo a se stante, isolato, autoreferenziale.
    Muti e silenziosi, immersi nel nostro bagno musicale, viviamo, forse davvero o forse no, chi può dirlo davvero?, i nostri sprazzi di vita.
    Forse oggi pesa di più la solitudine.
    ...
    Un abbraccio, Mistral, e grazie della visita.
    Piero

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